Ferrovie, aumentano i pendolari

di Antonello Di Lella

La posizione di Trenitalia è sin troppo chiara. Lampante sotto gli occhi di tutti. Perché, già da qualche anno, l’azienda guidata da Mauro Moretti (almeno per ora e sempre se non gli toccheranno lo stipendio) ha deciso di puntare esclusivamente sul trasporto ad alta velocità. A pagarne le conseguenze, come troppo spesso accade in questo Paese, sono i cittadini: il mondo dei pendolari stimato in Italia intorno ai 3 milioni di persone. Quella parte della popolazione che prende il treno ogni giorno per recarsi a lavoro. O per motivi di studio. Sono loro a pagare il conto più salato e a imbattersi ogni giorno in disservizi, ritardi, condizioni igieniche raccapriccianti, tagli alle corse. E il tutto condito dall’aumento del prezzo dei biglietti. Alla fine dei conti emerge una totale inadeguatezza del sistema ferroviario italiano regionale. Eppure i numeri dei passeggeri parlano chiaro con un significativo aumento dal 2009 ad oggi: +17%. Un dato che sottolinea un’offerta potenziale molto ampia. E che quindi presupporrebbe una serie di investimenti. Non la pensa così lo Stato italiano che negli ultimi quattro anni ha ridotto gli investimenti per potenziare il trasporto su gomma e su rotaie del 25% (dato Legambiente).

Indietro anni luce
Quella del trasporto regionale ferroviario non è una storia di nord e sud. È semplicemente la storia d’Italia. Non quella del dopoguerra, ma quella degli anni duemila. Dove, ogni giorno, digitando sul web una parola chiave è possibile venire a conoscenza di una nuova storia. Da un semplice ritardo agli ombrelli aperti all’interno dei treni perché entra l’acqua. C’è poi la guerra che vede da una parte le Regioni a chiedere maggiori investimenti sui treni regionali, dall’altra i vertici dirigenziali di Trenitalia che ormai hanno puntato tutte le energie sull’alta velocità. E così i regionali, riprendendo un ormai noto slogan che viaggia sulla rete da anni, sono diventati i “Frecciarotta”. Altro che Frecciarossa.

Netto peggioramento
Una situazione drammatica con un marcato peggioramento negli ultimi tre anni. A stampare l’impietosa fotografia c’ha pensato il rapporto “Pendolaria 2013” stilato da Legambiente. I fondi statali investiti calano a picco e, poco importa, se i pendolari sono milioni. Tirando le conclusioni Legambiente certifica che “Stato e Regioni hanno ridotto le risorse e abbandonato, di fatto, un settore potenzialmente in crescita, anziché potenziare il servizio per incontrare una domanda crescente”.

Regione per regione
Piemonte, Lazio e Campania sono le regioni a pagare il conto più salato per quanto riguarda i disservizi nel trasporto su rotaia secondo il rapporto di Legambiente. Soltanto in Piemonte sono state cancellate ben 13 linee ferroviarie e i pendolari giornalieri sono scesi dai 236 mila del 2012 ai 209 mila dell’anno successivo. Oltre a denunciare i disservizi, stilando la lista delle dieci linee più vessate d’Italia, Legambiente ha proposto anche delle soluzioni operative che però, per ora, sembrano ancora difficili da raggiungere. Per quanto riguarda l’anno 2013 tre regioni, Abruzzo, Molise e Sicilia hanno fatto registrare il numero 0 al capitolo investimenti per il servizio ferroviario pendolare. Sarebbe necessaria una vera e propria inversione di tendenza, ma in tempi di crisi sembra davvero difficile prevedere un cambio di passo. L’indignazione dei pendolari, intanto, cresce sempre di più e la guerra con Trenitalia in alcuni casi si sta già spostando in Tribunale. Alcune class action sono già partite, mentre altre potrebbero arrivare. I pendolari sono pronti a dare battaglia.