Finalmente Draghi mostra la sua agenda

Il premier Mario Draghi esulta: evitato lo scostamento di bilancio. Ma ci farà prendere prestiti in banca per pagare il gas.

Se non avesse detto chiaramente – sbugiardando peraltro Carlo Calenda e Matteo Renzi – che non è disponibile a un secondo mandato, c’è da pensare che ieri in conferenza stampa Mario Draghi abbia fatto vera e propria campagna elettorale. Attaccando i suoi “avversari” e vendendo ciò che ha fatto come ciò che non è.

Il premier Mario Draghi esulta: evitato lo scostamento di bilancio. Ma ci farà prendere prestiti in banca per pagare il gas

“L’andamento dell’economia italiana ci consente di aiutare famiglie e imprese senza fare uno scostamento dei conti pubblici. Ripeto: sostegno all’occupazione, crescita per imprese e famiglie e più deboli: questa è l’agenda sociale del governo che ho avuto l’onore di presiedere”.

Agenda sociale. Al di là dell’attacco evidente a Giuseppe Conte dato che di “agenda sociale” (ma di quella vera) si parlava nei famosi nove punti programmatici che prima della caduta del governo il Movimento cinque stelle aveva consegnato al governo che se n’è beatamente infischiato, parlare di “sociale” visti i provvedimenti è un bell’azzardo.

Innanzitutto bisogna precisare che i 31 miliardi di cui ieri ha parlato il presidente del Consiglio non sono frutto di un solo provvedimento, quello appunto presentato ieri, ma di più decreti, a cominciare dal fatidico “Aiuti-bis” su cui proprio il governo è caduto (pur incassando la fiducia, come ci si ricorderà).

A dirlo è stato d’altronde lo stesso Mario Draghi in un passaggio della conferenza: “Siamo a 14 miliardi oggi, più 17 miliardi del decreto bis, arriviamo a un importo di circa 31 miliardi. Sembra rispondere alla richiesta di uno scostamento di 30 miliardi, a meno che non si pensi a uno scostamento ogni mese”.

Il punto è proprio questo: la richiesta di scostamento di bilancio, avanzata tra gli altri proprio dal Movimento cinque stelle, rispondeva tra le altre cose proprio all’esigenza di avere in cassa 30 miliardi al di là dei 17 già previsti dall’Aiuti-bis. In altre parole: Draghi parla di 31 miliardi ma di fatto, di nuovi, ne ha stanziati meno della metà: 14. Un gioco delle tre carte che evidentemente gli è riuscito poco bene, quantomeno. Ma non è l’unico appunto che bisognerebbe fare alla sua “agenda sociale” se solo la si guardasse con occhio oggettivo.

Riprendiamo ancora una volta direttamente le parole del presidente del Consiglio: “Il sistema bancario – ha sottolineato Draghi, nell’intervento in conferenza stampa – ha mostrato disponibilità a lavorare insieme per il Paese che significa essere pronti a dare prestiti al tasso dei Btp senza commissioni aggiuntive alle imprese per il pagamento della bolletta: questi prestiti saranno garantiti dallo Stato ma con una garanzia gratuita”.

Per quanto i prestiti al tasso dei Btp siano inferiori a quello per così dire “ordinario”, è evidente che non è una semplice rateizzazione come invece ci si aspettava. In altre parole, se una famiglia in difficoltà dovesse pagare le bollette può sì chiedere un prestito ma non a tasso zero. Che vuol dire, sulla lunga, di fatto pagare le bollette anche più del dovuto, considerando i soldi da dare alle banche. E, soprattutto, molto dipenderà dalla buona volontà degli istituti.

Per adesso massima disponibilità è stata mostrata da Carlo Messina, Ceo di Intesa SanPaolo: “In questo delicato momento per il Paese l’urgenza posta dal Presidente del Consiglio sulla necessità di trovare soluzioni per il pagamento dei costi energetici – ha fatto sapere in una nota – ci sprona a dare il nostro contributo affinché il Paese, le famiglie, le imprese, possano contare sulla disponibilità a mettere a fattore comune soluzioni concrete, risorse funzionali a superare il difficile contesto internazionale”.

La banca, insomma, “è pronta a fare la sua parte convinta dell’efficacia della collaborazione tra pubblico e privato per far uscire il nostro Paese più forte da questa crisi”. La speranza, ovviamente, è che anche gli altri istituti seguano l’esempio.

Gli “aiutini” di Draghi che evidentemente non risolvono il problema alla radice, però, non sono finiti qui. Scendendo nel dettaglio delle misure approvate, “il decreto – ha spiegato Draghi – prevede l’estensione dei crediti di imposta, un rafforzamento ed un ampliamento dei beneficiari. Da oggi centinaia di piccole imprese ne avranno accesso. Prevediamo un contributo sociale di 150 euro per 22 milioni di italiani che guadagnano meno di ventimila euro”.

Insomma, un aiuto di tutto riguardo considerando che parliamo di un bonus una tantum e che verrà completamente assorbito – evidentemente – per pagare le prossime bollette in arrivo. Dunque, una mancetta che non risolve né di fatto scalfisce il problema. Certo, sul tema energetico ci sono sempre i rigassificatori.

E non a caso Draghi ha detto chiaramente che “sul fronte della diversificazione energetica abbiamo ora tempi rapidi e certi per il rigassificatore di Piombino che è una cosa essenziale”. Insomma, il rigassificatore si farà. Fa niente per i documenti autorizzativi che mancano. Fa niente, soprattutto, per il parere contrario di un’intera cittadinanza.