Il decreto legge sul sostegno all’Ucraina è stato approvato dal Consiglio dei ministri, ma il braccio di ferro con la Lega dei giorni passati regala ancora qualche altro momento di tensione. Nel comunicato della convocazione del Consiglio dei ministri si legge che all’ordine del giorno c’è lo schema di decreto legge “Disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, per il rinnovo dei permessi di soggiorno in possesso di cittadini ucraini, nonché per la sicurezza dei giornalisti freelance”.
Finita la farsa sull’Ucraina. La Lega vota il decreto con l’invio di armi
A prendere in giro la Lega è Luigi Marattin, deputato e segretario del Partito Liberaldemocratico. “Sui social in questo momento Claudio Borghi sta festeggiando per essere riuscito a togliere il termine ‘militari’ dal titolo (non certo dal testo o dalla sostanza) del decreto Ucraina. Che fate, glielo dite voi che quel termine è invece presente, sul sito ufficiale del Governo italiano?”, scrive Marattin, facendo riferimento a un post in cui il leghista Borghi esultava perché dal titolo del decreto in una prima bozza era appunto sparito l’aggettivo “militari”, sancendo di fatto – a dire di Borghi – la vittoria della linea del suo partito che gli ha affidato questo dossier al pari di quello sulla Manovra.
“Voi capite la pazienza che ci vuole e che ci è voluta??? Diciamo che a qualcuno a quanto pare difetta lo stile che, anche nelle trattative, (e nella vita) non è una qualità trascurabile. Per quanto mi riguarda comunque possono anche chiamarlo Gino, basta che non cambi il testo”, replica piccato Borghi “C’è soddisfazione perché i suggerimenti della Lega sono stati recepiti e si è data priorità agli strumenti difensivi, logistici e sanitari per aiutare la popolazione civile Ucraina, piuttosto che ad altro”. E’ quanto fanno sapere, più tardi, fonti della Lega.
La soddisfazione di facciata della Lega
“Con l’auspicio che i negoziati avviati da Trump portino finalmente alla pace, sarà utile avere interlocuzioni con tutte le parti coinvolte, comprese le istituzioni russe. Ribadendo la propria posizione di equilibrio e chiarezza, come già avvenuto nel conflitto fra Israele e Hamas, l’Italia può e deve avere un ruolo centrale nella via del ritorno alla pace”, incalza ancora il partito di via Bellerio. Ma è chiaro che la sostanza non cambia: accanto agli aiuti civili vengono prorogati di un anno “mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari” a Kiev.
“Il provvedimento è chiuso da settimane. Non c’è mai stato disaccordo”, tagliava corto il ministro della Difesa Guido Crosetto all’antivigilia di Natale. Crosetto, al pari del ministro e leader della Lega, Matteo Salvini, era assente dal Cdm, pare per motivi personali. “Aiuti militari, civili, energetici, infrastrutturali. Andiamo avanti con quello che abbiamo sempre fatto. Si è trovata un’intesa veloce”, ha sintetizzato il vicepremier di Forza Italia Antonio Tajani, al termine della riunione a Palazzo Chigi.
Il M5S svela la farsa del Carroccio
La proposta leghista di accorciare a tre mesi la durata della proroga è stata respinta da subito: la durata di un anno non è cambiata. Come non è cambiata la sostanza, come dicevamo prima, degli aiuti militari. Il che rende ancora più evidente il pacifismo di facciata della Lega. A fare la sintesi è Chiara Appendino del M5S. “In Consiglio dei Ministri si è consumato, dopo settimane di discussione che in realtà è stata una stucchevole farsa, l’epilogo che già sapevamo: il governo vara un nuovo invio di armi. E la Lega, come suo solito, dà il suo placet. Non che ci aspettassimo qualcosa di diverso ma finisce così la solita sceneggiata di Salvini che, dopo aver fatto il pacifista a favor di telecamera e aver condito la sua propaganda di parole ipocrite, dà il via libera al nuovo pacchetto. Nella Lega fanno i pacifisti nei talk show, ma poi in Aula votano compatti ogni singolo invio di armi, sottomessi a logiche di guerra che drenano risorse vitali per l’Italia”.