Fisco, stop alla norma salva-Berlusconi. Bloccato il decreto che avrebbe permesso all’ex Cav di ricandidarsi

Il fuoco incrociato su Renzi per la norma, contenuta nella riforma fiscale, e approvata in Consiglio dei ministri che avrebbe salvato Silvio Berlusconi, ha prodotto il passo indietro. Così da Palazzo Chigi trapelano alcune voci che sottolineano che “Di tutto abbiamo bisogno tranne che dell’ennesimo dibattito sul futuro di un cittadino, specie in un momento come questo dove qualcuno teorizza strampalate ipotesi di scambi politici-giudiziari, anche alla luce del delicato momento istituzionale che il Paese si appresta a vivere”.  Proprio per queste ragioni il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha chiesto agli uffici di non procedere, almeno per ora, alla formale trasmissione alla Camera del testo approvato in Consiglio dei Ministri. La proposta tornerà prima in Consiglio dei Ministri, poi alle Commissioni, quindi di nuovo in Consiglio per l’approvazione definitiva entro i termini stabiliti dal Parlamento e cioè entro marzo 2015.

IL CAVILLO
La norma, già ribattezzata salva Berlusconi, si racchiude in poche righe, relativa ai reati tributari con le novità introdotte nel decreto approvato alla vigilia di Natale dal Consiglio dei ministri; all’articolo 19 bis, prevede l’esclusione della punibilità “quando l’importo delle imposte sui redditi evase non è superiore al 3% del reddito imponibile dichiarato o l’importo dell’imposta sul valore aggiunto evasa non è superiore al 3% dell’imposta sul valore aggiunto dichiarato”. Se nulla cambiasse a Berlusconi potrebbe essere cancellata la condanna a quattro anni nel processo Mediaset. E quindi la depenalizzazione gli consentirebbe di ricandidarsi.  Berlusconi è stato condannato a quattro anni di reclusione (tre condonati) e a due anni di interdizione dai pubblici uffici per una frode fiscale di 7 milioni di euro, pari a meno del 2% dell’imponibile.