Strage al Tribunale di Milano. Imputato per bancarotta uccide 3 persone. Arrestato dopo la fuga: “Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato”

Strage al Tribunale di Milano. Imputato per bancarotta uccide 3 persone

Una lucidità dettata da rabbia e vendetta quella che ha portato Claudio Giardiello a fare una vera e propria strage nel Tribunale di Milano. Un far west che a fine giornata fa registrare tre vittime. E lui, il killer, arrestato.
Giardiello, sottoprocesso per bancarotta, questa mattina è arrivato in tribunale armato, ed elusi i controlli, ha fatto fuoco in aula uccidendo il suo avvocato, Lorenzo Alberto Claris Appiani (37 anni), e un suo coimputato, Giorgio Erba. Subito dopo la corsa al piano di sotto per giustiziare il giudice fallimentare Fernando Ciampi, che aveva emesso una sentenza per il fallimento di una società collegata alla bancarotta dell’immobiliare Magenta (il killer deteneva la quota di maggioranza della società che poi è fallita nel 2008).

SPARI ALL’IMPAZZATA
Ma nel tragitto tra terzo e secondo piano anche il ferimento di Stefano Verna, il commercialista che in passato si era occupato del crac della Magenta Immobiliare, e un colpo sparato a una gamba. Non voleva fare sconti Giardiello, nemmeno ai parenti, visto che ha sparato anche a suo nipote, Davide Limongelli, con il quale, in passato, aveva litigato pesantemente proprio per la gestione della Immobiliare Magenta. Tredici colpi in tutto e il bilancio sarebbe potuto essere anche più grave visto che la furia omicida si è avventata anche sul pm Luigi Orsi che, per fortuna, non è stato colpito dai proiettili. Poi la fuga in sella al suo scooterone. Immediata la caccia al killer, mentre nel palazzo di giustizia milanese si suseguivano scene di panico tra urla e persone nascoste sotto le scrivanie in attesa dell’evacuazione. Nonostante gli spari in aula (terzo piano) e quelli al piano di sotto, Giardiello è riuscito a lasciare il tribunale. Fino a quando è stato bloccato, soltanto una trentina di minuti più tardi, a Vimercate, in Brianza. Dove, secondo il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, era pronto ad ammazzare altre persone. Secondo gli inquirenti Giardiello era diretto a Carvico (Bergamo) per uccidere Massimo D’Anzuoni, suo socio di minoranza in una società e coinvolto nel processo odierno per fallimento fraudolento e alla cui udienza non si era presentato. Subito interrogato il killer ha accusato un malore e per questro trasferito in ospedale. Eseguiti gli accertamenti l’interrogatorio è ripreso, senza sussulti. Mentre appena arrestato l’uomo avrebbe detto: “Voglio vendicarmi di chi mi ha rovinato”.

I PROSSIMI PASSI
Secondo il procuratore Edmondo Bruti Liberati il killer potrebbe essere entrato dall’ingresso riservato al personale del Palazzo di Giustizia esibendo un tesserino falso e da lì potrebbe anche essere uscito. L’udienza di convalida dell’arresto si terrà poi a Monza mentre l’inchiesta passerà successivamente per competenza alla procura di Brescia, visto che c’è un giudice tra le parti offese. Il capo della procura bresciana ha le idee molto chiare e il fatto che si sia presentato in aula armato di pistola e di ben due caricatori, dimostrerebbe che “ha agito con fredda predeterminazione”. E stando a quanto affermato dall’ex legale del killer, Valerio Maraniello, forse il “colpo di testa” ce lo si poteva attendere: “Giardiello è una persona che si presenta in maniera molto gentile, almeno all’epoca, di bei modi, che però aveva degli scatti d’ira e degli atteggiamenti paranoici, era convinto di essere vittima degli altri, che tutti lo volessero imbrogliare, rovinare”.