Fondi ai giornali bye bye. Ecco il piano del M5S che azzera i contributi in tre anni. Già con la Manovra del popolo è arrivata la prima sforbiciata agli stanziamenti pubblici

Il piano del M5S sull’editoria comincia a prendere piede

Il piano del M5S sull’editoria comincia a prendere piede. Già con la Manovra, infatti, è stata inserita la sforbiciata ai fondi per l’editoria. Dopo varie polemiche e una lunga trattativa è stato inserito un emendamento alla legge di Bilancio che prevede un progressivo taglio ai finanziamenti pubblici. Del resto parliamo di una lunga battaglia portata avanti da anni dal Movimento cinque stelle. La norma prevede un primo taglio del 25% nel 2019 per i fondi all’editoria, il 50% nel 2020 e il 75% nel 2021 fino a che nel 2022 non ci saranno più fondi all’editoria in modo tale che tutti i giornali possano stare sul mercato. Tante sono state e sono le critiche rivolte a tale provvedimento dai giornali. Ma, come ha detto lo stesso Di Maio, “non c’è nessun tentativo né di soffocare il pluralismo dell’informazione né di imbrigliare il giornalismo, come qualcuno lamenta nel nome della Casta”. C’è, invece, un riordino di un comparto ed è un riordino che parte da un dato di fatto, secondo il leader pentastellato: “se è vero che gli unici azionisti sono i lettori e se è altrettanto vero che i lettori non ne vogliono più sapere di un giornale, non è concepibile che indirettamente tutti gli italiani debbano concorrere a tenere in vita dei giornali che in edicola non funzionano più”. Insomma, a decidere le sorti della stampa saranno ora realmente i lettori.