Fondi per acqua e agricoltura. Si accelera sul Piano invasi. Cantieri entro l’anno. Sul piatto 245 milioni. Ma resta il pericolo di perdere risorse europee

I consorzi di bonifica diventano l’interlocutore strategico dello Stato in materia di acqua, reti idriche e investimenti. Un ruolo conquistato grazie a un intenso lavoro svolto negli ultimi anni, dopo una lunga stagione di silenzio su questi enti che, di fatto, sono uno dei principali presidi per il territorio, l’agricoltura e l’ambiente. Così all’assemblea dell’Anbi, l’associazione nazionale dei Consorzi che si è conclusa ieri a Roma, hanno preso impegni dal ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio ad autorevoli parlamentari di maggioranza e opposizione.

Burocrazia – E proprio dal ministero è arrivata una delle notizie più attese dagli operatori del settore: senza due ricorsi, che allungano i tempi di esame fino a settembre, le graduatorie dei progetti del Piano Irriguo Nazionale sarebbero state pubblicate già entro questo mese di luglio. Purtroppo questa data è destinata a slittare, ma per il capo dipartimento al Mipaaf Giuseppe Blasi le concessioni potrebbero arrivare entro l’anno. In questo modo si potrà procedere all’apertura dei cantieri e puntare entro il 2023 a utilizzare almeno il 90% della spesa attribuita dall’Unione europea. Mentre per il restante 10% se ne chiederà eventualmente l’utilizzo per altri interventi. La burocrazia però incombe ancora, e per questo si sta individuando una nuova metodologia per attribuire i 245 milioni di euro previsti dal Fondo Sviluppo e Coesione.

I progetti ci sono – Lo spreco delle risorse comunitarie è un danno ormai inaccettabile, avevano detto in una tavola rotonda del giorno prima i parlamentari Giuseppe L’Abbate (M5S) e Renato Brunetta (FI). “Oggi, la velocità di realizzazione delle opere  pubbliche, è un imprescindibile fattore competitivo – ha detto ancora una volta il presidente dell’Anbi, Francesco Vincenzi. Attualmente, per  infrastrutture sul territorio, ci sono a disposizione 1.300.000 euro, a fronte dei quali i Consorzi di bonifica hanno presentato un parco progetti dal valore doppio. Questa capacità progettuale dovrebbe essere trasferita al più presto anche sul piano esecutivo.”

Opportunità – Per il direttore generale dell’Anbi, Massimo Gargano, le vie d’acqua sono una straordinaria potenzialità per il turismo in Italia. E non solo, perché acqua, agroalimentare, paesaggio e cultura sono asset fondamentali che  all’estero si sfruttano già da tempo proprio a fini turistici. Uno stimolo sul quale il ministro Centinaio ha promesso un particolare impegno, anche sul fronte dei finanziamenti. Una nota dolente, quest’ultima, se si pensa che nella scorsa legge di stabilità si sono inseriti 50 milioni l’anno per cinque anni sul Piano Invasi, mentre l’effetto moltiplicatore degli investimenti sulle reti – come sono quelle irrigue e idriche – hanno un coefficiente di ritorno economico esponenziale. A fronte di questo però l’Europa non ci sente, anche perché nei Paesi che guidano la Comunità non c’è lo stesso problema dell’acqua che c’è invece sul versante rivierasco del Mediterraneo. Per questo l’Anbi si è fatto promotrice di una riforma della Direttiva Quadro sulle Acque in discussione a Bruxelles, ottenendo l’adesione del presidente Josè Nuncio (Portogallo) e del suo vice, Andres Del Campo (Spagna). “In Europa – ha detto Centinaio – bisogna tenere il punto, perché l’agricoltura italiana è sotto attacco; dobbiamo difenderci e contrattaccare, perché non possiamo rinunciare alle risorse che ci spettano. D’altra parte i cambi di clima in questo periodo ci mostrano che sull’acqua l’Italia non è più divisa in due. Una volta la pianura Padana era ricca d’acqua, il Sud no. “Andate a vedere invece la situazione del Po, e dei suoi affluenti, in queste ore”, è stato l’invito del ministro Centinaio.