“Il business del genocidio dei palestinesi è quantificabile: da ottobre 2023 a maggio 2025 il valore della borsa di Tel Aviv è triplicato. Tuttavia non si compra, non si vende e non si coopera con uno Stato accusato di crimini internazionali. L’Italia è in grave violazione del diritto internazionale, in quanto non solo, non ha adempiuto gli obblighi di prevenzione del genocidio, ha anche continuato a trasferire, a fornire servizi per operazioni militari e questo è gravissimo, ma soprattutto a dare supporto politico”. Non usa giri di parole la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, che ieri ha presentato alla Camera il report “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio”.
Una presentazione voluta dell’Intergruppo parlamentare per la pace in Israele e Palestina, che ha candidato l’avvocata al Nobel per la pace. “Albanese è stata colpita da sanzioni da parte degli Stati Uniti per aver svelato i crimini di un governo terrorista e genocidario”, ha detto la deputata M5S e presidente dell’Intergruppo, Stefania Ascari, che assicura: “Saremo sempre al suo fianco in questo cammino di giustizia e verità”.
“I dirigenti di Leonardo in Tribunale”
Non solo il governo Meloni, anche “imprese come Leonardo sono chiaramente in violazione del diritto internazionale e penso che sia arrivato il momento di portare i suoi dirigenti in tribunale”, dice Albanese. La tesi della ricerca è che il genocidio di Israele dopo il 1967, abbia potuto contare “non solo sull’ideologia che ha garantito l’impunità di quello Stato per 56 anni, ma anche sul profitto di troppi individui e troppe aziende”.
Oltre 1000 aziende hanno lucrato grazie alle politiche di Tel Aviv contro i Palestinesi
Nei sei mesi di lavoro, la relatrice ha ricostruito la galassia di interessi che giace dietro la tragedia di Gaza: “ho messo insieme una banca dati che comprende mille aziende di trasporto, difesa, dell’energia, turismo, enti finanziari, fondi pensione, partecipate, ma anche università, enti caritatevoli, religiosi e non”, dice. “In che modo Israele si è poggiato sul settore privato per spostare le popolazioni palestinesi della Cisgiordania occupata e di Gaza? Con le armi prima di tutto”, spiega Albanese, a cui sono seguiti “espropri di terreni, che è un crimine di guerra”. Quindi, ricostruisce la relatrice, sono arrivati “i macchinari da costruzione, che hanno demolito case ed estirpato ulivi e coltivazioni; poi è arrivata la sorveglianza”.
Inoltre per Albanese “università e centri di ricerca per anni hanno sperimentato sui palestinesi i più sofisticati mezzi di sorveglianza”, per spostare le popolazioni. “Una volta sfollate le persone, bisognava ricostruire case, strade e ferrovie, reti idriche ed elettriche”, per portare i coloni. “Le colonie israeliane”, continua Albanese, sono una estensione dello Stato di Israele”. Nulla, secondo la relatrice, “è dunque un atto neutrale, tutto è in continuità”.
Grazie alle piattaforme Microsoft e Google individuati e uccisi civili, medici e giornalisti
Dall’8 ottobre 2023, denuncia, in riferimento ai bombardamenti di Israele seguiti agli assalti dei commando di Hamas del giorno precedente, “queste aziende hanno continuato, invece di fermarsi, a collaborare con Israele e trarre profitto, come Volvo, Hundai e Caterpillar, i cui bulldozer stando contribuendo alla polverizzazione di ciò che resta oggi di Gaza”. Inoltre, secondo la relatrice, “i sistemi di Microsoft e Google hanno permesso di individuare le case e di uccidere civili, giornalisti, medici, che non sono stati usati come scudi umani da Hamas come qualcuno va dicendo”.
“Ma qualcosa sta cambiando nell’opinione pubblica”
“Sono morte 60mila persone, fra morti e feriti le vittime sono circa 200 mila. I tecnici parlano di una sottostima di almeno il 40%. Ma al di là dei numeri, le vittime sono state sempre donne e bambini dall’inizio”, dice, ma aggiunge, “è chiaro che è cambiata l’opinione pubblica, si sta spostando piano piano l’attenzione dalla difesa a tutti i costi di Israele, all’autodeterminazione. Ma ci voleva un genocidio per arrivare fino a questo? Non è normale che la vita delle persone rimanga una questione di partiti”, conclude Albanese.
Albanese mai ricevuta da Meloni e Tajani
Tutti concetti e riflessioni che Albanese avrebbe voluto discutere con la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, se solo si fossero mai degnati di riceverla… “No, non sono stata ricevuta dal governo Meloni. Però, in altri Paesi, dalla Spagna alla Slovenia al Sud Africa o in Colombia o in Brasile vengo ricevuta dalle più alte cariche dello Stato, peraltro con abbracci e congratulazioni. Siamo in una fase di grande trasformazione e scollamento fra la gente e i politici. Bisogna continuare a lavorare per scegliere da che parte svegliarci domani”.
Chiarezza sulle armi a Israele
Durante l’incontro si è parlato anche delle forniture militari italiane a Israele. “Tajani e Crosetto hanno sempre dichiarato che dopo il 7 ottobre le autorizzazioni alla vendita precedenti alla guerra vengono valutate caso per caso. Il Movimento 5 Stelle intende chiedere all’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento della Farnesina (Uama) di accedere agli atti relativi a questa valutazione per capire cosa è stato bloccato e cosa invece si è deciso di inviare fino ad oggi”, dichiarano i capigruppo M5S Esteri e Difesa delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, Francesco Silvestri, Arnaldo Lomuti e Bruno Marton.