Frenata su Angelucci. Si complica la cessione dell’Agi

Eni avrebbe comunicato all'editore Angelucci che la vendita dell'Agi sarebbe stata messa a bando di gara. Ore decisive per l'operazione. La replica dell'Eni: "Nessuna cena".

Frenata su Angelucci. Si complica la cessione dell’Agi

Potrebbero esserci problemi per il piano benedetto da Palazzo Chigi che avrebbe visto l’editore, deputato leghista e imprenditore nella sanità privata Antonio Angelucci mettere le mani sull’agenzia di stampa Agi. Le proteste dei giornalisti contro l’acquisizione da parte del gruppo Angelucci (proprietario di Libero, Il Tempo e Il Giornale) e i dubbi del ministro dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti hanno incagliato la trattativa che avrebbe dovuto portare la cessione della seconda agenzia di stampa in Italia per un cifra introno ai 7 milioni di euro, subito recuperati da 4,5 milioni che Eni era disposta a concedere in inserzioni pubblicitarie spalmate in tre anni e poco più di 3 milioni di euro garantiti dal bando del governo per il 2024. 

Eni avrebbe comunicato all’editore Angelucci che la vendita dell’Agi sarebbe stata messa a bando di gara

Martedì in una cena tra Claudio Granata (braccio destro dell’ad di Eni Claudio De Scalzi), Giampaolo Angelucci (figlio del deputato Antonio), la direttrice di Agi Rita Lofano, e il direttore di Libero (nonché ex direttore dell’Agi e ex portavoce di Giorgia Meloni) Mario Sechi l’azienda avrebbe comunicato l’intenzione di mettere a gara l’agenzia di stampa per tutelarsi di fronte alla legge e all’opinione pubblica. La notizia ha cominciato a circolare in fretta negli ambienti giornalistici con l’agenzia di stampa Reuters che confermava l’intenzione di Eni di valutare eventuali manifestazioni di interesse. Secondo l’agenzia tedesca oltre al Gruppo Angelucci anche Mondadori sarebbe stata interessata a valutarne l’acquisto. “No, assolutamente no”, ha risposto ieri Marina Berlusconi ai giornalisti. 

Alle due di notte un notizia breve sul sito de La Stampa dava per certo che la vendita dell’Agi sarebbe stata messa a bando di gara da Eni. Due settimane fa il ministro Giorgetti riferendo in Parlamento aveva detto che il suo ministero “ha appreso da fonti di stampa la notizia (della vendita, ndr) e non è deputato a rispondere” perché “sebbene abbia partecipazione diretta e indiretta nel capitale Eni pari complessivamente a circa il 30%, a tale partecipazione non corrisponde alcun potere in merito a decisioni di natura gestionale”. Il ministro aveva però chiesto “la massimizzazione del profitto economico in caso di un’eventuale alienazione” dell’agenzia di stampa per soddisfare “i requisiti di trasparenza, competitività e garanzia dei livelli occupazionali” e questa sua presa di posizione avrebbe raffreddato la trattativa con Angelucci che volgeva ormai alle fase finali, con la due diligence effettuata la settimana scorsa e l’Eni pronta ad andare incontro all’editore regalando (di fatto) l’Agi e sobbarcandosi i costi dei poligrafici nonché l’eventuale procedura di isopensione per 14 giornalisti che vi hanno aderito. 

Nelle prossime ore si valuterà la copertura politica per un passaggio diretto dell’agenzia nelle mani di Angelucci altrimenti sarà asta

A Palazzo Chigi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, su consiglio del suo ex portavoce Mario Sechi, avrebbe già da tempo dato il via libera all’operazione confidando sul ruolo strategico di un’agenzia di stampa “amica” in vista del referendum costituzionale che le servirà per attuare la riforma del premierato. A Palazzo Chigi sono convinti (così come lo fu Renzi in occasione dell’altro referendum costituzionale) che poter contare su un’agenzia di stampa “amica” permetta di virilizzare la comunicazione soprattutto nelle piccole redazioni dei giornali locali che spesso demandano ai lanci di agenzie la cronaca politica nazionale. 

Oggi l’ufficio stampa del’Eni ha smentito la notizia di un’eventuale messa a gara senza aggiungere però indicazioni sulle trattative in corso. Il “piano Angelucci” quindi potrebbe non essere accorra sfumato del tutto. Nelle prossime ore conterà la valutazione degli effetti sull’opinione pubblica della svendita da parte dell’Eni. L’amministratore De Scalzi è da sempre molto sensibile a ciò che si scrive e si dice della sua azienda. Se avrà la sensazione di avere una reale e completa copertura politica Agi si aggiungerà al polo di Angelucci quasi gratis altrimenti toccherà fare le cose come andrebbero fatte. 

La replica dell’Eni e di Angelucci

Riceviamo e pubblichiamo la precisazione dell’ufficio stampa dell’Eni: “In merito all’articolo “Frenata su Angelucci. Si complica la cessione dell’Agi” pubblicato questa mattina, il Direttore Human Capital & Procurement Coordination di Eni, Claudio Granata, smentisce categoricamente di avere preso parte alla cena riportata dal giornalista, della quale non ha peraltro né conoscenza, né informazione. Claudio Granata valuterà le opportune vie legali per tutelare la propria persona dalla pubblicazione di notizie false e infondate. Si chiede cortesemente di pubblicare questa precisazione per fornire una corretta informazione ai vostri lettori, rispetto a una notizia infondata per la quale Eni non è stata direttamente contattata per verifica“.

Riceviamo e pubblichiamo la precisazione dell’ufficio stampa dell’Eni di Giampaolo Angelucci: “In merito all’articolo a firma di Giulio Cavalli “Frenata su Angelucci. Si complica la cessione dell’Agi” pubblicato l’11 aprile e che si allega, Giampaolo Angelucci, Presidente Finanziaria Tosinvest, smentisce categoricamente di aver partecipato alla cena di cui dà notizia il giornalista, della quale non ha assoluta contezza. Riservandoci di adire le vie legali si chiede cortesemente la pubblicazione della presente al fine di fornire informazioni corrette“.

La risposta dell’autore dell’articolo, Giulio Cavalli: “Prendiamo atto della smentita della cena (riportata nel pezzo al condizionale) e siamo molto soddisfatti di non essere incorsi in inesattezze nel resto dell’articolo che contiene notizie molto più interessanti per i nostri lettori”.