Frode fiscale, la Procura Vibo Valentia ha chiesto il processo per il deputato M5S Riccardo Tucci. L’inchiesta riguarda la società di cui era legale rappresentante

Il deputato M5S, Riccardo Tucci, è accusato dalla Procura di Vibo Valentia di dichiarazioni fraudolente per evadere le imposte aumentando i costi.

Frode fiscale, la Procura Vibo Valentia ha chiesto il processo per il deputato M5S Riccardo Tucci. L’inchiesta riguarda la società di cui era legale rappresentante

La Procura di Vibo Valentia ha chiesto il rinvio a giudizio, con l’ipotesi di reato di dichiarazioni fraudolente per evadere le imposte aumentando i costi, del deputato del Movimento cinque stelle, Riccardo Tucci. Il gup del Tribunale di Vibo, Marina Russo, ha fissato l’udienza preliminare per il 28 ottobre prossimo. Fra gli indagati, per contestazioni simili, compare anche il nome di Adriano Tucci, cugino del deputato. In questo caso i reati sarebbero stati commessi dal 30 marzo 2018 al 28 febbraio 2019.

Adriano Tucci avrebbe ereditato la cooperativa una volta che il cugino Riccardo è stato eletto in Parlamento. E proprio al cugino del parlamentare M5S la Guardia di Finanza nel gennaio scorso aveva notificato un decreto di sequestro per 19.200 euro. A un ex socio di Riccardo Tucci, Vincenzo Schiavello, era stato notificato, invece, un decreto di sequestro per più di 775mila euro e l’interdizione di 12 mesi per l’attività di impresa. Anche nei loro confronti il pm Concettina Iannazzo ed il procuratore Camillo Falvo hanno avanzato richiesta di rinvio a giudizio. Dopo l’avviso di conclusione indagini del gennaio scorso, Tucci si era autosospeso dal M5S.

“Assistenza Servizi Telematici Satellitari – Società Cooperativa Sociale”, questa la coop di cui Tucci era legale rappresentante, scrivono i pm vibonesi nel decreto di sequestro nel gennaio scorso, “fino al 19 marzo del 2018”, quindi prima dell’inizio dell’attività parlamentare, “al fine di evadere le imposte aumentando i costi da portare in deduzione del reddito e in detrazione dell’imposta sul valore aggiunto, dopo aver fatto annotare nella contabilità della società la fattura n. 4/1 del 10 marzo 2015, emessa dalla ‘Autoelettrosat Srl’, relativa ad operazioni oggettivamente inesistenti, la utilizzava nelle dichiarazioni delle imposte dirette e dell’Iva dell’anno 2015, evadendo, in tal modo, le imposte per un ammontare pari a 9.900 euro (di cui 5.500 di Ires e 4.400 di Iva”.