Frodi sui Fondi comunitari, business milionario al Sud: il 60% delle risorse Ue ottenute barando. Al Centro boom d’illeciti su agricoltura e pesca

Il 60 per cento delle risorse Ue ottenute barando. Al Centro boom d’illeciti su agricoltura e pesca

Smentita qualsiasi velleità di uscire dall’euro (come ipotizzato nella bozza del contratto di Governo circolata martedì), per i leader di Lega e M5s, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, resta però chiaro un concetto: l’Europa deve cambiare radicalmente. Posizione certamente condivisibile, visto l’andazzo di Bruxelles & C. Se non fosse per il fatto che anche noi in qualche caso abbiamo razzolato male. Anzi, malissimo. Di cosa stiamo parlando? Delle frodi sui fondi comunitari, ovverosia il principale mezzo finanziario con cui l’Unione europea persegue il fine di integrazione economica e sociale dei Paesi membri. Un dossier pubblicato dall’Ufficio valutazione impatto del Senato, su elaborazioni della Guardia di Finanza, rivela come soprattutto per quanto riguarda la PAC (politica agricola comune), si è arrivati a una percentuale di contributi chiesti o ottenuti in maniera fraudolenta pari al 64%. Ma andiamo con ordine. In sostanza, nell’arco di tempo compreso tra il 2014 e il 2020, l’Ue metterà a disposizione dell’Italia risorse finanziarie per oltre 77 miliardi di euro.

Nello specifico: 46,5 miliardi per le politiche di coesione e 31 per la PAC. “Questo importante volano rischia, però, di essere depotenziato dalle tante truffe, malversazioni, frodi e altri illeciti – recita il dossier dell’Uvi – messi in atto da furbetti, truffatori e criminalità organizzata”. Infatti, nei quasi 13mila controlli svolti dal 2014 al 2016, in 6 casi su dieci le Fiamme Gialle hanno accertato come i contributi siano stati appunto chiesti o ottenuti barando. Il picco delle irregolarità è nel Mezzogiorno, “dove si concentra l’85% delle frodi su fondi strutturali e spese dirette della Ue” mentre “al Centro va invece il record degli illeciti per agricoltura e pesca: quasi la metà dei casi” (46%). I fondi, ricorda il dossier, sono gestiti direttamente dalle autorità statali e locali di ciascun Stato membro, in base a una programmazione approvata dalla Ue con il Quadro finanziario pluriennale.

Malgrado questo, la GdF ha scoperto – fra gli altri – la “fraudolenta percezione di provvidenze da parte di soggetti, tra l’altro, già deceduti prima della presentazione della domanda” o “sottoposti a misure di prevenzione antimafia”. Il tutto anche grazie al “collegamento con consulenti e professionisti esterni che si sono affermati come veri e propri ‘specialisti’ nell’acquisizione di erogazioni pubbliche e che spesso in realtà sfruttano contatti, metodi e tecniche d’intervento chiaramente finalizzati ad attività illecite” e alla mancanza di una collaborazione amministrativa internazionale. Perciò nel biennio 2014/2016, nel controllare circa 2,4 miliardi di contributi, le Fiamme Gialle hanno accertato irregolarità per quasi 1,5 miliardi (oltre il 60% dei fondi) avanzando proposte di sequestro per 587,4 milioni ed eseguendo provvedimenti cautelari reali per 196,2. Così sono state denunciate per truffa aggravata, malversazione e indebita percezione di risorse europee 5.521 persone. Cambiare l’Europa sì, ma non così. Questo è poco ma sicuro.

Twitter: @GiorgioVelardi