Fuga dalla medicina generale. La Sanità laziale a rischio collasso

Mancano all'appello almeno 1.200 medici. Se non si interviene subito il danno per la medicina generale sarà irreversibile.

Fuga dalla medicina generale. La Sanità laziale a rischio collasso

La sanità del Lazio è in affanno. Causa la carenza di medici non solo ospedalieri ma anche di medicina generale. Un buco d’organico (circa 1.200 unità) che rischia di far saltare il sistema sanitario regionale. Una situazione, peraltro, che difficilmente potrà essere risanata in tempi brevi e sulla quale il governatore del Lazio, Francesco Rocca, che ha tenuto per sé l’assessorato non sa che pesci prendere. Rocca, ex presidente della Croce Rossa Italiana, abituato a imbarcare volontari a titolo gratuito, oggi si ritrova davanti ad una realtà che non lascia alternative: per non far collassare la medicina territoriale e quella ospedaliera, si deve assumere ed investire sul personale sanitario e nelle strutture.

Mancano all’appello almeno 1.200 medici. Se non si interviene subito il danno per la medicina generale sarà irreversibile

Questioni lontane anni luce dalla politica sanitaria del governatore che invece ha scelto di distribuire poltrone ai fedelissimi e di affidare il denaro dei cittadini del Lazio alla sanità privata trasformando il servizio sanitario regionale in uno dei peggiori d’Italia. Una rete fragile retta dai pochi medici rimasti che hanno passato l’estate in corsia facendo doppi turni ed ad un medicina territoriale incapace di sostenere un flusso così importante di cittadini che necessitano di cure primarie.

Nella scorsa consiliatura le destre incalzavano Zingaretti sul tema. Ora tutto tace ma l’emergenza resta

Eppure solo un anno fa questa maggioranza di centrodestra chiedeva, con un’interrogazione di Laura Corrotti, all’ex assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, quali fossero le iniziative che la Regione Lazio intendeva adottare per far fronte alle carenze, anche in riferimento all’utilizzo delle risorse previste nel Pnrr per la sanità e la medicina territoriale vista la carenza cronica di almeno di almeno 1.320 camici bianchi, rispetto ai 4.400 convenzionati con la Regione.

Appelli sulla sanità lanciati anche da Antonello Aurigemma e Massimiliano Maselli (che oggi tira per la giacchetta Rocca per puntare all’assessorato alla Sanità) e da Giancarlo Righini, “Re” di Velletri, particolarmente attento alle istanze del territorio dal quale proviene. Tutti personaggi ai quali sono stati affidati con il nuovo governo regionale presidenze e assessorati ma sulla sanità, cavallo di battaglia della loro campagna elettorale, non dicono più nulla, a parte mettere il cappello con il ministero della Salute sugli incarichi dirigenziali di Asl e aziende ospedaliere.

Secondo la Fondazione Gimbe, il Lazio nel 2025 sarà la Regione che in Italia sconterà la maggior riduzione di medici di base

Secondo la Fondazione Gimbe, il Lazio nel 2025 sarà la Regione che in Italia sconterà la maggior riduzione di medici di base con 584 unità in meno. Stando alle previsioni contenute negli ultimi rapporti, infatti, nonostante l’aumento, grazie alle risorse del Pnrr, del numero di borse di studio ministeriali destinate al Corso di Formazione specifica in medicina generale, i nuovi medici non saranno sufficienti a colmare il ricambio generazionale: entro il 2031 dovrebbero andare in pensione circa 20mila medici di famiglia ma il numero di giovani formati occuperebbe solo il 50% dei posti lasciati scoperti (stime Enpam).

Una vera e propria emergenza sanitaria che riguarda soprattutto le periferie di Roma e i piccoli comuni della regione e della provincia metropolitana a cui non si potrà porre rimedio perché nonostante il bando pubblicato tardivamente a luglio dalla regione per le nuove assunzioni non sarà possibile sopperire ad una carenza così cronica di medici che metterà anche a rischio le case e gli ospedali di comunità che come c’era d’aspettarsi resteranno vuoti. Dati impietosi che si riversano sulla salute dei cittadini soprattutto dei più fragili con conseguenze spesso fatali, per l’impossibilità di essere visitati (alcuni aspettano dal 2020) e di poter accedere alle cure a cui avrebbero diritto o ad interventi chirurgici. Tutte criticità che fanno business per la sanità privata da cui Rocca proviene.