Gaza, la Striscia di sangue

Di Matteo Martini

Alte nuvole nere di fumo stanno oscurando il cielo sulla cittadina della Striscia Numerosi quartieri di Gaza, mentre si moltiplicano gli attacchi dell’aviazione israeliana, sono senza energia elettrica. Ieri è stato il giorno più sanguinoso dall’inizio del conflitto. Oltre 100 palestinesi morti.
Bombardata dall’aviazione militare israeliana l’unica centrale elettrica di Gaza. Chi può sopperisce con piccoli generatori di corrente elettrica ad uso familiare. “Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci erano stati affidati all’inizio della campagna. Ora la leadership politica deve decidere se andare ancora avanti o ritirarsi da Gaza”. La notizia proviene da un’alta fonte militare israeliana.

Una valanga di sfollati
Agli oltre 200 mila sfollati di Gaza (su una popolazione di 1,8 milioni) se ne sono aggiunti nelle ultime ore altri 20 mila. Sono gli abitanti dei rioni di Izet Abed Rabbo (vicino al campo profughi di Jabalya) e di Zaitun (a est di Gaza) che la scorsa notte hanno ricevuto da Israele l’avvertimento di abbandonare immediatamente le loro abitazioni.
Israele ha avvertito gli abitanti che i loro quartieri potrebbero presto trasformarsi in zone di combattimento con i gruppi armati palestinesi. Ieri 100 palestinesi hanno perso la vita a causa dei raid aerei e dei colpi di mortaio israeliani. Secondo i servizi di soccorso palestinesi, ammontano ad almeno 1.113 i morti dall’inizio dell’offensiva israeliana l’8 luglio scorso.
Nelle prime ore della notte bombardamenti hanno colpito Rafah e nel campo profughi Bureij. Colpita anche la casa di Ismail Haniyeh, leader di Hamas, nel campo di Shati.

Cinque soldati israeliani uccisi
Nei combattimenti dell’altro ieri con un commando palestinese che stava tentando di infiltrarsi in un tunnel a Nahal Oz, vicino la frontiera con Gaza sono stati uccisi cinque soldati israeliani giovanissimi. Salgono così a 53 i militari israeliani morti dall’inizio dell’operazione contro Hamas.

Khamenei, armare i palestinesi
La guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha definito Israele un “cane rabbioso” che sta commettendo un “genocidio” a Gaza, affermando che il mondo islamico deve “armare” i palestinesi. Khamenei ha parlato in un discorso diffuso in diretta dalla tv di Stato, inneggiando all’idea di armare di più il popolo palestinese.

Prove di pace
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto agli Stati Uniti di contribuire a siglare una tregua tra Israele e Hamas. Lo ha detto il segretario di Stato americano, John Kerry. Il ministero della Salute di Gaza, citato dall’agenzia Maan, diffonde un dato: sono 5mila le case completamente distrutte nella Striscia di Gaza, altre decine di migliaia parzialmente danneggiate. Al Cairo le delegazioni delle organizzazione palestinesi, Anp, Jihad islamica e Hamas, valutano una proposta di tregua di 24 ore. Per l’Olp, “Hamas è d’accordo”. Israele ribatte: vogliamo sentirlo dire da loro. E da Hamas arriva la smentita: il movimento nega di aver accettato un’intesa per una tregua umanitaria.