Gelmini: “Forza Italia resterà ai patti

di Vittorio Pezzuto

«Da alcune settimane l’Italia e i suoi problemi sono finiti in stand by perché il Pd deve risolvere il dualismo fra due suoi protagonisti. Mai una volta che sia stata usata la parola ‘crisi’ riferita al Governo, come se cambiare presidente del Consiglio fosse un fatto di stagione, come per gli abiti» osserva Mariastella Gelmini, vice presidente dei deputati di Forza Italia.
Che impressione le ha fatto la direzione del Pd?
«Mi è parsa una triste riedizione dei vecchi scontri tra capicorrenti della Democrazia Cristiana. Lo stesso Beppe Civati non ha esitato a parlare di Far West. E in effetti più che a un confronto di idee abbiamo assistito a un brutale scontro di potere arrivato al fatidico redde rationem. Ma se chiarissime appaiono le ambizioni dei singoli, molto meno nitidi sono i programmi e le alleanze del nuovo governo che si annuncia. E intanto i problemi degli italiani appaiono in dissolvenza, sullo sfondo, trattati alla stregua di elementi secondari. Il Parlamento assiste a questa corrida come se la questione riguardasse due marziani e non l’Italia. E di fronte a tale sconquasso, con le istituzioni mortificate come mai prima, abbiamo appreso che la sola ipotesi di andare al voto, cosa normale in una democrazia, è invece da considerare una “sciocchezza”».
Per quale motivo Letta non ha realizzato in questi 10 mesi i buoni propositi dettagliati nel suo tardivo documento “Impegno Italia”?
«Il suo principale errore è stato quello di non aver messo in campo ricette efficaci per combattere le ragioni strutturali della crisi economica. Avrebbe dovuto tagliare la spesa per abbassare finalmente il livello di imposizione fiscale che opprime famiglie e imprese. Ma gli è mancato il coraggio di rompere con la vera natura della sinistra, che com’è noto difende sempre l’esistente. Si è così limitato a nominare il commissario alla spending review: davvero troppo poco. Si è poi attardato in una simbolica riduzione del cuneo fiscale a carico delle aziende e ha avuto difficoltà persino a trovare 4 miliardi di euro per l’abolizione dell’Imu quando la spesa pubblica italiana ammonta a 850 miliardi. Anche i mancati tagli alla Sanità non sono certamente un fatto positivo: troppo tempo è stato sprecato nella definizione dei costi standard».
E ora?
«Noi non abbiamo pregiudizi nei confronti di nessuno e aspettiamo il segretario del Pd nella metà campo dell’opposizione. Adesso non ha più alibi e verrà giudicato sulla base dei fatti, dei risultati concreti. Per questo ci auguriamo che l’annunciato cambio di marcia non si esaurisca nella semplice sostituzione del presidente del Consiglio. Da Renzi attendiamo una maggiore velocità nelle decisioni e proposte innovative su tasse, pubblica amministrazione e mercato del lavoro».
Il Nuovo centrodestra festeggia lo scampato pericolo…
«Sembrano intenzionati a restare ancora una volta la stampella della sinistra, a mantenere la loro vocazione di sostegno del governo ma con ragioni politiche ancora più deboli di quelle utilizzate per giustificare la scissione con Forza Italia. E soprattutto non capisco come potrebbero riconoscersi in una maggioranza allargata a Sel…»
Renzi ha dimostrato di poter infrangere la parola data ai suoi stessi compagni di partito. Che affidabilità può darvi sul terreno delle riforme?
«Guardi, noi confermiamo senza esitazioni il nostro impegno sul cammino della riforma elettorale e di quelle costituzionali di cui questo Paese ha un bisogno assoluto. Purtroppo il primo effetto di Renzi premier sarà quello di allontanare ulteriormente i tempi della discussione e votazione in aula della riforma elettorale. Resta comunque un dato anomalo da sottolineare».
Quale?
«Per la terza volta consecutiva il presidente del Consiglio non sarà stato deciso dagli elettori ma sarà espressione di una maggioranza parlamentare raccogliticcia. A noi preoccupa che si possa arrivare a palazzo Chigi senza passare attraverso il voto degli italiani. A voi no?».