Senza Ala il premier Gentiloni è già zoppo. Verdini e Zanetti non voteranno la fiducia al nuovo governo

Ala dichiara guerra al governo di Paolo Gentiloni. Denis Verdini ed Enrico Zanetti fanno sapere che non voteranno la fiducia all'esecutivo

Ala dichiara guerra al governo di Paolo Gentiloni. Denis Verdini ed Enrico Zanetti fanno sapere che non voteranno la fiducia all’esecutivo. Evidentemente non sono state raccolte le richieste che erano arrivate da Ala di avere un ministero. Al Senato, quindi, Gentiloni potrebbe già traballare. “Non voteremo la fiducia a un governo che ci pare al momento intenzionato a mantenere uno status quo, che più dignitosamente sarebbe stato comprensibile con un governo Renzi-bis”, hanno sottolineato con una nota congiunta Verdini e Zanetti. “In questi giorni abbiamo rappresentato al Presidente della Repubblica e successivamente al Presidente del Consiglio incaricato la nostra disponibilità e il nostro senso di responsabilità: siamo convinti che il Paese abbia bisogno di un governo nella pienezza delle sue funzioni, sufficientemente forte per far fronte alle immediate emergenze economiche ed internazionali legate al ruolo del nostro Paese, e alla imprescindibile necessità di una legge elettorale che, a nostro avviso, non può che essere il frutto del lavoro del Parlamento della Repubblica e che doveva e deve assicurare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità, senza rinunciare, in nome di pasticciate maggioranze, a quest’ultimo principio”. “Di tutto ciò – proseguono Verdini e Zanetti – non abbiamo avuto dal presidente del Consiglio incaricato alcun riscontro: al contrario apprendiamo la seria possibilità che venga varato un governo ‘fotocopia’, senza alcun approfondimento sulle questioni in campo. Di conseguenza, in coerenza con un’azione che in questi ultimi diciassette mesi ha assicurato al Paese la governabilità e la realizzazione di importanti provvedimenti senza alcuna contropartita, non voteremo la fiducia a un governo che ci pare al momento intenzionato a mantenere uno status quo, che più dignitosamente sarebbe stato comprensibile con un governo Renzi-bis”.