Inchiesta bluff sulle banche. La Commissione si insidierà solo a giugno. Ghizzoni non può riferire in fretta

Ghizzoni, ex AD di Unicredit, non sarà sentito in tempi rapidi dalla Commissione d'inchiesta sulle banche che non si insedierà prima di giugno

La commissione d’inchiesta sulle banche attira tanto interesse. Ed è così forte che si finisce per litigare ancora. Il risultato è chiaro: tra un battibecco e l’altro, i tempi si allungano. Creando un pericolo: tutto si potrebbe risolversi in un nulla di fatto. Anche se all’improvviso è scattata la fretta di ascoltare Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit, tirato in ballo da Ferruccio De Bortoli come destinatario di “richieste” da parte dell’ex ministra Maria Elena Boschi per salvare Banca Etruria. Quindi per accelerare sull’audizione i senatori Andrea Augello, Luigi Compagna, Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello, del movimento centrista Idea, hanno fatto una proposta: “Presenteremo presso la commissione Finanze del Senato una richiesta di audizione urgente di Ghizzoni e di Marina Natale in merito al caso Banca Etruria-Unicredit”. Del resto, calendario alla mano, la commissione potrà lavorare per sei mesi. Certo, l’approvazione alla Camera è in dirittura d’arrivo: la prossima settimana l’Aula di Montecitorio darà il via libera definitivo. “Nel frattempo, però, la legge dovrà essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e si arriverà a giugno”, spiega a La Notizia il senatore del gruppo Misto, Giuseppe Vacciano, che non nasconde il suo pessimismo sulle reali possibilità di arrivare a un vero risultato. Il motivo? La commissione dovrà lavorare su tutto il sistema bancario. Peraltro dopo l’insediamento bisognerà assegnare gli incarichi interni, a cominciare da un presidente che possa mettere d’accordo tutti, causando prevedibili giochetti politici. Dopodiché si potrà iniziare a fare sul serio, stabilendo una tabella di marcia. “A quel punto saremo alla pausa estiva. Per come stanno andando le cose è solo un atto dimostrativo o per fare campagna elettorale”, ha chiosato Vacciano. Nel Pd, addirittura un avversario interno di Matteo Renzi come Francesco Boccia ha manifestato il suo scetticismo sull’utilità della commissione di inchiesta sulle banche. “Ha bisogno di due anni almeno, se non un’intera legislatura, per ristabilire la verità”, ha sintetizzato. E ha pure allontanato l’ipotesi di una immediata convocazione di Ghizzoni: “Non mi sembra ora una priorità del Paese”. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, è comunque di avviso diverso: “Il lavoro può essere fatto bene, presto e con il massimo delle garanzie”.

Continui litigi – Il clima non è certo quello della concordia. “Renzi ha perso oltre un anno di tempo al Senato e poi ha fatto in modo di spuntare le unghie all’organismo su capitoli chiave come la delicata e discussa trasformazione delle Popolari in Spa, Etruria compresa”, ha polemizzato il Movimento 5 Stelle. Ma l’ex premier ha ribattuto: “La proposta del Pd è sempre la stessa, si faccia partire la Commissione”, ha scritto nella sua e-news. “E – ha concluso – a chi dice che è ferma per colpa nostra ricordo che il Pd ha votato a favore e i Cinque Stelle no, giusto per fare un esempio. Prima si parte prima si entra nel merito”.

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