Gioco sporco sui vaccini all’Ue. Pfizer nel mirino di Bruxelles. Il sospetto: dosi destinate all’Europa vendute altrove. E dopo l’esposto dell’Italia ripartono le forniture

Gioco sporco sui vaccini all’Ue. Pfizer nel mirino di Bruxelles. Il sospetto: dosi destinate all’Europa vendute altrove. E dopo l’esposto dell’Italia ripartono le forniture

“Pfizer riprenderà la distribuzione, ci darà le dosi, non le fiale, che fino ad oggi sono mancate e così potremo proseguire con la nostra campagna di vaccinazione”. Così il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri sui tagli e i ritardi da parte dell’azienda farmaceutica. Una notizia arrivata subito dopo l’esposto da parte dell’Avvocatura dello Stato per fare luce sulla vicenda. “E’ ovvio che la verifica se il problema è legato alla produzione o se è legato al fatto che queste dosi sono state vendute altri paesi, è una verifica che è in corso, ma noi non ci possiamo permettere, né come italiani né come europei, che i contratti non vengano rispettati. C’è in gioco la vita degli italiani e non ci fermeremo di fronte a nulla”, ha detto la ministra delle infrastrutture e trasporti Paola De Micheli.

C’è poi la questione trasparenza. Sì, perché l’Unione europea vuole vederci chiaro. L’intento è capire se le case produttrici del vaccino anti-Covid – Pfizer in particolare – stiano consegnando altrove le dosi destinati ai Paesi dell’Unione europea. È il sospetto della Commissione europea, che sta appunto lavorando per istituire un registro di trasferimenti dei vaccini fuori dall’Ue. Se ci sono problemi produttivi per i ritardi “devono spiegarceli” ma, “se i vaccini destinati all’Ue finiscono in altri continenti, è molto grave”, ha sottolineato il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia.

Il fatto che gli stabilimenti produttivi europei si debbano occupare anche delle consegne per il resto del mondo era già stato sottolineato dal ministero della Salute tedesco la scorsa settimana. Berlino, rispondendo a un’interrogazione di alcuni parlamentari Spd, spiegava che per via di un ordine esecutivo dell’ormai ex presidente Usa Donald Trump, le strutture produttive di vaccino presenti negli Stati Uniti sono “inizialmente tenute a rendere disponibili i vaccini per le forniture destinate agli Usa“. La conseguenza? Gli impianti di produzione europei di Pfizer-BioNTech e Moderna, tra gli altri, “garantiscono l’approvvigionamento per il resto del mondo oltre che per l’Europa”.

Già una settimana fa la Germania evidenziava che mentre gli stabilimenti statunitensi si occupano solo degli Usa, quelli europei si devono occupare dell’Ue ma anche degli altri Paesi fuori dall’Unione. Da qui la volontà da parte del governo tedesco di “avviare colloqui con la nuova amministrazione Usa” per ottenere delle modifiche a questa politica, si leggeva ancora nel documento. Il testo rispondeva alla seguente domanda: “Come mai le dosi aggiuntive vengono consegnate più velocemente negli Stati Uniti che in Ue?”.

Si riferiva quindi agli ordini aggiuntivi di dosi, la cui consegna è prevista non prima dell’estate. Mentre la questione aperta con Pfizer diventa sempre più contorta c’è anche una buona notizia che riguarda un altro vaccino contro il Sars Cov 2. L’azienda Moderna ha, infatti, annunciato che il siero prodotto è efficace anche contro le varianti del virus riscontrate in Africa e nel Regno Unito. Per maggiore precauzione, Moderna ha lanciato un programma clinico per aumentare l’immunità alle varianti emergenti.

Inoltre, l’azienda testerà un’ulteriore dose di richiamo del suo COVID-19 Vaccine per studiare la capacità di aumentare ulteriormente i titoli neutralizzanti contro i ceppi emergenti. Ma non rallegriamoci troppo. Perché con le consegne dei vaccini che procedono tra le incertezze e la campagna di immunizzazione degli over 80 – la fascia più a rischio – che è stata posticipata, è necessario, secondo gli esperti, mantenere forti restrizioni. Le varianti, spiega Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, “sono un pericolo” e serve una zona rossa in tutte le Regioni “per quattro settimane”.

“Il rischio di importazione del virus è forte, e più si allungano i tempi della vaccinazione più aumentano le possibilità di avere nuove varianti”, afferma il primario dell’ospedale Sacco, Massimo Galli. “Il sistema dei colori delle Regioni rallenta la curva epidemiologica, la tiene sotto controllo”, dice ancora Ricciardi, “un’inversione di tendenza può avvenire solo con misure più energiche”. Restrizioni dure che a suo avviso sono necessarie “alla luce delle varianti che stanno arrivando che sono più contagiose, a partire da quella inglese che sostituirà quella attuale. Secondo i colleghi britannici è anche più letale“.

“Basta guardare all’estero per capire che non c’è da stare tranquilli”, ripete anche Galli. “Senza vaccini siamo esposti a un contagio che galoppa e varia in tutta Europa. Si devono mantenere le restrizioni fino a che non si sarà sicuri di essere usciti dalla tempesta. Ogni minima debolezza potrebbe costarci una terza ondata” di Covid-19, avverte il professore ordinario di Malattie infettive all’università Statale di Milano.