Il futuro è più incerto che mai. Giorgio Armani, per il momento, non esclude nessuna ipotesi per il suo gruppo. Neanche quelle di fusioni e acquisizioni contro cui per anni si è battuto per mantenere tutta l’indipendenza possibile. Ora, però, lo stilista apre anche a questa possibilità, ritenendo plausibile sia un’unione con qualche rivale più grande sia la quotazione in Borsa.
Armani ha risposto a una serie di domande di Bloomberg ribadendo quanto, a suo giudizio, “l’indipendenza dai grandi gruppi” possa essere “ancora un valore trainante per il gruppo in futuro”. Ma oggi le certezze sono minori rispetto al passato, tanto che lo stilista non si sente “di escludere nulla”.
Il futuro del gruppo Armani
Il concetto è semplice: il successo del gruppo è stato sempre legato alla “capacità di adattarsi ai tempi che cambiano”. Parole ben diverse da quelle a cui da anni ci ha abituato, avendo sempre sottolineato di voler mantenere il completo controllo del suo gruppo.
Ora le condizioni sembrano diverse, anche se ogni decisione spetterà ai suoi eredi, avendo ormai lui 90 anni. Anche perché al momento Armani non prevede “un’acquisizione da parte di un grande conglomerato del lusso”, almeno non nel brevissimo periodo. Eppure non vuole “escludere nulla a priori”.
Tanto che resta in piedi anche l’ipotesi di un’eventuale Ipo: “La quotazione in Borsa – sottolinea – è qualcosa di cui non abbiamo ancora discusso, ma è un’opzione che potrebbe essere presa in considerazione”. Intanto oggi il suo è un gruppo da 2,35 miliardi di ricavi netti nel 2022, peraltro in crescita rispetto all’anno precedente, e con un Ebit da 202,5 milioni. Impero che resterà in mano ai suoi eredi (non ha figli e vuole che a gestire sia più di una persona) che potrebbero proprio affrontare una quotazione in Borsa, anche se probabilmente non prima di cinque anni dalla sua scomparsa.