Giornalisti Rai in piazza contro il contratto con trasferimento offerto da TeleMeloni: a rischio programmi d’inchiesta come Report e Presa Diretta

L'accordo prevede che i giornalisti dei programmi d'inchiesta vengano assunti e trasferiti in redazioni delle testate regionali

Giornalisti Rai in piazza contro il contratto con trasferimento offerto da TeleMeloni: a rischio programmi d’inchiesta come Report e Presa Diretta

Salvare le redazioni delle principali trasmissioni di giornalismo d’inchiesta della Rai. È la richiesta fatta ieri dai giornalisti che hanno manifestato davanti alla sede di Viale Mazzini a Roma. Al loro fianco, i principali conduttori del servizio pubblico, Sigfrido Ranucci, Riccardo Iacona e Marco Da Milano, oltre ai leader di M5S e Avs Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Presente anche il Pd con i parlamentari Walter Verini e Gianni Cuperlo.

Il paradosso delle assunzioni con trasferimento

Ma perché i redattori sono scesi in piazza? Motivo del contendere – e potrebbe sembrare un paradosso – è la stabilizzazione dei redattori dei programmi concordata da azienda e sindacati. Una stabilizzazione però che ha un prezzo: tutti i redattori di Report, Presa diretta, Mi manda Raitre, Indovina chi viene a cena, Unomattina, Elisir e Il posto giusto, in tutto 127 professionisti per essere assunti dovranno essere trasferiti alle sedi regionali della TgR.

L’escamotage per svuotare le redazioni dei programmi scomodi

A pensar male si fa peccato, ma in questo modo l’effetto finale è quello di svuotare quei programmi – non certo teneri con il governo e la maggioranza parlamentare -, grazie all’ombrello offerto dalla firma di una stabilizzazione dei precari. Un accordo sottoscritto sia dal sindacato Usigrai che da Unirai, con il quale si materializza un allarme che La Notizia aveva lanciato in tempi non sospetti…

I giornalisti Rai; “Non firmate!”

Tanto, che per gli stessi giornalisti parte in causa si “rischia di sottrarre risorse giornalistiche alle redazioni dei programmi, penalizzando tutte le trasmissioni dove si svolge attività giornalistica, comprese le trasmissioni storiche di inchiesta, reportage e approfondimento che sono parte fondamentale del servizio pubblico offerto dall’azienda e sono espressamente tutelate dal contratto di servizio”. Da qui la richiesta ai Cdr di non approvare tale accordo.

Ranucci all’attacco

“Non credo che il Paese sarebbe la stessa cosa se non ci fossero stati gli scoop di Chi l’ha visto, di Telefono Giallo, di Report o delle trasmissioni di Santoro”, ha detto Ranucci nel suo intervento, “Sono state le uniche palestre di giornalismo investigativo in Italia e con questo accordo rischiano di sparire”.

Conte: “Mai tanta lottizzazione in Rai”

“Oggi siamo qui per offrire il nostro sostegno a tanti lavoratori precari della Rai che non hanno certezza del loro futuro eppure sono lavoratori che ci consentono di vedere programmi di inchiesta particolarmente significativi e qualificanti per il servizio televisivo pubblico”, ha dichiarato Conte, “Siamo qui per testimoniare la nostra concreta solidarietà e la nostra disponibilità a sostenere la loro causa e soprattutto la causa del giornalismo d’inchiesta”.

“Ne abbiamo bisogno soprattutto con questa maggioranza che sta occupando tutti gli interstizi con una lottizzazione sfrenata che francamente non si vedeva da anni. Rispettiamo chi è maggioranza, ma non credo abbiano avuto il mandato per occupare anche magazzini, garage e tutti gli interstizi del sistema radiotelevisivo pubblico”, ha concluso.

Bonelli invoca un fronte unito

Allarga il campo l’Avs Bonelli: “Non sono venuto qui solo per portare solidarietà, perché il punto è un altro: serve un’azione politica chiara e determinata. È arrivato il momento che l’opposizione costruisca una coesione reale e concreta sul ruolo del servizio pubblico in questo Paese. Non si può continuare a svuotare le redazioni della Rai per poi produrre nuovo precariato. È un attacco che si inserisce in un contesto più ampio, dove si chiudono università, programmi, spazi di libertà, perché non sono allineati. È un problema democratico gravissimo”.

Per i dem “Rai ostaggio della destra”

“La Rai”, sottolinea invece il dem Antonio Misiani, “è sempre più ostaggio di una destra che occupa spazi, silenzia voci critiche e precarizza il lavoro, minando la qualità e l’indipendenza dell’informazione pubblica. Non possiamo accettare che il giornalismo di inchiesta venga sacrificato sull’altare della lottizzazione partitica. Serve un servizio pubblico autonomo, plurale e trasparente, non una macchina piegata al potere di turno”.