Giornalisti minacciati. In Italia non si può scrivere nemmeno più di calcio. Cronisti nel mirino a Palermo e Taranto

Non solo i giornalisti che fanno inchieste scomode finiscono nel mirino. La nuova stagione calcistica nemmeno è iniziata e già ci sono cronisti aggrediti

Non solo i giornalisti che fanno inchieste scomode finiscono nel mirino. L’ultimo vergognoso episodio è l’aggressione di Vieste (Foggia) a Nello Trocchia e Riccardo Cremona. Sono sempre di più anche i cronisti sportivi a subire minacce. Un dato allarmante che ribadisce ancora una volta che l’Italia non è proprio un Paese per giornalisti. Gli ultimi due episodi devono far riflettere. A Taranto Gianni Sebastio, giornalista di Studio 100 Taranto, è stato aggredito da un dirigente della squadra dopo che gli era stato impedito di fare un’intervista a un calciatore. Mentre a Palermo Riccardo Arena è stato messo alla gogna per le sue inchieste.

“La stagione calcistica è comincia nello stesso modo in cui si era conclusa”, ha affermato Raffaele Lorusso, segretario della Fnsi, “Ossia con attacchi e atti di prevaricazione nei confronti dei cronisti che si sforzano di fornire un’informazione corretta ed equilibrata”. Sugli ultimi episodi di Taranto e Palermo Lorusso ha sottolineato il suo pensiero: “Non sono episodi isolati, ma rappresentano un modo distorto di concepire i rapporti fra le società calcistiche e il mondo dell’informazione. L’aggressione a Gianni Sebastio e l’attacco a Riccardo Arena, ai quali va la solidarietà di tutti i giornalisti italiani, sono la chiara dimostrazione di quanto presidenti padri padroni delle squadre, a tutti i livelli, cerchino di condizionare l’informazione”. Particolarmente preoccupante, secondo la Fnsi, sarebbe la situazione di Taranto dove, come denunciato da tanti giornalisti, sarebbe in atto da tempo “un’azione mirata della dirigenza della squadra, che milita in serie D, di allontanare tutti i cronisti scomodi, quelli cioè che seguono le partite per raccontarle in modo obiettivo”.

“Non si tratta di un caso isolato – conclude Lorusso –, ma di fenomeni sempre più diffusi nell’indifferenza generale. A cominciare da dirigenti di Leghe e Figc, che preferiscono girare la testa dall’altra parte. I giornalisti, invece, non possono tacere. È bene che tutti denuncino gli abusi e gli atti, spesso violenti, che vengono commessi ai danni dei cronisti. Se i vertici del calcio non sono in grado di intervenire, è auspicabile che lo facciano forze dell’ordine e magistratura”.