Giudici badanti dei politici

di Clemente Pistilli

Sbagliano, lo ammettono, ma recuperano sempre troppo poco. E quando lo fanno è soltanto perché sono stati trovati con le mani nella marmellata. I politici continuano a lamentarsi degli sconfinamenti della magistratura. Guardando alla relazione della Corte dei Conti sugli esiti del monitoraggio compiuto sulle amministrazioni dello Stato, emerge però che per i vari Ministeri e per la stessa Presidenza del Consiglio i giudici sono costretti a fare sempre più da badanti. Sono i magistrati contabili ad analizzare disfunzioni e sperperi, a dare i compiti per casa necessari al cambiamento e puntualmente in quei casi arrrivano leggi e circolari esplicative. Senza bacchettate non si muove nulla.

Il dopo controlli
La sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato compie costantemente indagini sugli enti pubblici. Dopo aver effettuato accertamenti sulla gestione di ingenti risorse da parte principalmente dei Ministeri, nel 2012, e aver indicato i punti critici, la stessa sezione della Corte dei Conti è andata a verificare ora cosa è stato fatto, inviando una relazione alle Camere, al Governo e al Mef. Il risultato è stato che tutte le amministrazioni bacchettate hanno accettato le critiche e le indicazioni per superare i problemi. All’atto pratico, però, “non emerge – scrivono i giudici – un vero e proprio superamento delle problematiche, quanto piuttosto la loro condivizione e l’approntamento di misure che, una volta attuate, consentiranno di porre rimedio agli errori e alle lentezze che avevano ispirato le precedenti attività”. Verifiche sul lavoro compiuto e misure per il cambiamento nei settori che non funzionano insomma, anziché farle gli stessi politici, le devono fare i magistrati.

Si corre ai ripari
La prova che i correttivi vengono cercati solo dopo il cartellino giallo estratto dalle toghe arriva dal fatto che, esclusivamente dopo i rapporti ricevuti dalla Corte dei Conti, le amministrazioni oggetto di indagine hanno spinto su leggi e decreti attesi da tempo, emanato circolari organizzative è informative, compiuto qualche monitoraggio, vigilato e messo un po’ più di impegno nel lavoro. Ad esempio è accaduto così che, dopo i richiami della Corte dei Conti, sono state trovate soluzioni per applicare l’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili, volta a ridurre l’inquinamento acustico vicino agli aeroporti e che, grazie a un rimpallo di competenze, prima era stata varata solo in Calabria. Ma c’è stato anche chi non si è preoccupato troppo dei rapporti negativi: “Desta perplessità – specificano i giudici – constatare che il competente dipartimento del Ministero delle infrastrutture si limiti ad assicurare l’adozione delle azioni di coordinamento nei confronti degli uffici provveditoriali. Sarebbe stato invece lecito aspettarsi che, nel lasso di tempo intercorso, l’Amministrazione avesse già provveduto”. Per non parlare dei fondi per le grandi infrastrutture. Tanti i finanziamenti concessi senza che, dopo anni, i beneficiari abbiano fatto qualcosa. Un particolare che ha spinto i giudici a sostenere che vi è la “fondata perplessità sull’adeguatezza del procedimento di concessione dei prestiti di scopo, in particolare nel valutare le capacità realizzative dell’ente sulla base di progetti definiti”.

Futuro con tante incognite
Quanto hanno iniziato a fare i Ministeri bacchettati è solo un primo passo per risolvere problemi pesanti. E la stessa Corte dei Conti lo sa bene: “A fronte di una presa di coscienza delle singole situazioni evidenziate dalle indagini è determinante a questo punto che le amministrazioni proseguano nel percorso intrapreso e si attivino senza indugio per assicurare che la gestione dei settori indagati avvenga in modo efficace, economico ed efficiente”. Ma questo è solo l’auspicio. La realtà al momento è diversa e dura.