Giustizia a rischio paralisi: il governo non vuole confermare i 12mila precari assunti nei tribunali grazie al Pnrr

Il contratto per i 12mila precari della Giustizia scadrà il 30 giugno. Il governo vuole stabilizzarne solo 6mila. Mettendo a rischio la funzionalità dei tribunali

Giustizia a rischio paralisi: il governo non vuole confermare i 12mila precari assunti nei tribunali grazie al Pnrr

Che le necessità della macchina della giustizia siano tra le ultime priorità del governo di Giorgia Meloni, lo si sapeva da tempo. Ma ieri è arrivata l’ennesima riprova. Il capo di gabinetto del ministro Carlo Nordio – la magistrata Giusi Bartolozzi, assurta all’onore delle cronache soprattutto per il suo coinvolgimento nel caso Almasri –  ha infatti convocato ieri i sindacati per discutere delle prove selettive alle quali dovranno sottoporsi i circa 12mila precari assunti il 1° febbraio 2022 grazie ai fondi del Pnrr e in scadenza il 30 giugno 2026.

Il governo vuole stabilizzare solo 6mila precari su 12mila

Prove che nell’ottica del governo, mireranno a decidere chi confermare. Nell’ottica della Funzione Pubblica Cgil dovranno invece “decidere chi lasciare a casa”, come si legge in una nota a firma del segretario nazionale Fp CGIL Florindo Oliverio, nella quale si annunciava il boicottaggio dell’incontro.

Sul tavolo infatti c’è il destino di quel piccolo esercito di operatori – data entry, funzionari tecnici e addetti all’ufficio per il processo – , cooptati per raggiungere gli obiettivi di riduzione dell’arretrato civile e penale previsti dal PNRR. E che ora, finiti i soldi dell’Europa, dovrà essere in gran parte smobilitato.

Un paradosso, perché è vero che questi precari hanno smaltito molto dell’arretrato presente nei tribunali, ma proprio a causa del Pnrr, il lavoro per i giudici è aumentato… L’estate scorsa, l’esecutivo aveva anche annunciato una procedura comparativa, in pratica un  concorso entro ottobre 2025, ma poi della prova se ne sono perse le tracce.

Mesi di promesse mai mantenute

Da mesi il governo promette stabilizzazioni, ma senza dare numeri. Oppure fornisce cifre – si parla di circa 6mila stabilizzazioni su 12mila precari – ma senza assicurare le coperture finanziarie. E anche gli stessi ministri appaiono in disaccordo, così se per il Ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti il governo starebbe già procedendo all’assunzione dei precari e mira ad assorbirne fino a 17mila (come ha comunicato alla Camera dei Deputati dello scorso 1 ottobre), per il collega Carlo Nordio non ci sarebbero problemi alla trasformazione di tutti i 12mila contratti in tempi determinati ma serve tempo (lo ha detto, ricorda la Cgil, rispondendo a una recente interrogazione parlamentare).

Un’indeterminatezza che si ritrova anche nel Documento programmatico di finanza pubblica (DPFP), approvato dal Governo il 2 ottobre scorso, il quale ribadisce la necessità di stabilizzare i precari Pnrr della giustizia, ma senza fornire alcun dettaglio su numeri e risorse. Un’ambiguità che il 16 settembre scorso aveva portato allo sciopero dei lavoratori. Il dato di fatto è che a oggi, la Legge di Bilancio attualmente in discussione non prevede risorse per la stabilizzazione di questi lavoratori.

La Cgil: “Siamo sgomenti”

Comprensibile quindi il rifiuto di ieri della Cgil di prendere parte al tavolo per decidere le prove per le future selezioni. “Siamo sgomenti”, ha commentato Oliverio, circa la convocazione. “Accettare di discutere oggi di criteri selettivi per ridurre gli attuali organici di almeno 6 mila unità, significa accompagnare la giustizia al suo funerale”, commenta, “Noi preferiamo lavorare perché in questi giorni si possano convincere i parlamentari di tutte le forze politiche che nella prossima legge di bilancio ci siano le risorse che il Governo e il ministro Nordio non hanno voluto mettere per stabilizzare tutti i 12 mila precari alla scadenza dei loro contratti il 30 giugno prossimo”.

Per la Cgil, i sindacati devono inchiodare “il ministro alle sue responsabilità. La Funzione Pubblica CGIL non ha dubbi sul da che parte stare. Stiamo dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori che dopo quattro anni da precari per lo Stato chiedono di poterci rimanere. Stiamo dalla parte dei cittadini che vogliono una GIUSTIZIA che funzioni davvero perché sia uguale per tutti e non più uguale per qualcuno”, conclude il segretario.

Pericolo paralisi dopo il 30 giugno

Del pericolo di paralisi dopo il 30 giugno 2026 ha parlato spesso il Procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, il quale ha più volte sottolineato la carenza cronica di personale negli uffici giudiziari – sia in termini di magistrati che di personale amministrativo -, sottolineando la necessità di un numero adeguato di risorse per gestire l’aumentato carico di lavoro legato anche agli investimenti del PNRR.