Giustizia, Berlusconi cala la scure sui pm: “Sentenze di assoluzione inappellabili”

Giustizia, Silvio cala la scure: “Assoluzioni inappellabili”. Ci aveva già provato con la Legge Pecorella dichiarata incostituzionale

Silvio cala la scure sui pm. Sembra durata davvero poco la tregua tra Berlusconi e la Giustizia italiana.

Già perché malgrado le riforme varate dalla guardasigilli Marta Cartabia che hanno realizzato gran parte dei sogni del Cavaliere in materia, ora il leader di Forza Italia – in modo davvero improvviso – torna a cavalcare uno dei suoi cavalli di battaglia: l’appellabilità delle sentenze.

Silvio cala scure sui Pm

Lo ha fatto con un video su Facebook, una sorta di appuntamento fisso in cui elargisce ‘pillole’ elettorali sul programma di Governo del Centrodestra, dove ha spiegato che in Italia esiste un problema enorme perché “migliaia di persone ogni anno vengono arrestate e processate pur essendo innocenti”.

In sostanza, secondo il leader azzurro, “il processo è già una pena che colpisce l’imputato, ma anche la sua famiglia, i suoi amici, il suo lavoro”.

Già dalla premessa si è capito dove Berlusconi vuole andare a parare e infatti, poco dopo, lo dice chiaro e tondo sganciando una bomba rivelando che “per questo non deve trascinarsi all’infinito, in appelli e controappelli”.

Sentenze di assoluzione inappellabili

Insomma una piaga a cui il Cavaliere, con la sua narrazione sui generis, vuole porre fine perché assicura che “quando governeremo noi, le sentenze di assoluzione di primo o di secondo grado non saranno assolutamente appellabili”.

Qualcuno potrebbe pensare di aver capito male o di essere davanti a una boutade, ma il Cavaliere – a scanso di equivoci – poco dopo precisa ulteriormente cosa intende: “Un cittadino una volta riconosciuto innocente ha diritto di non essere perseguitato per sempre. Anche perché perseguitare gli innocenti significa, qualche volta, lasciare i veri colpevoli in libertà”.

Concetti, quelli della malagiustizia, che non sono affatto nuovi per il Cavaliere. Soltanto pochi giorni fa, ad esempio, al Giornale aveva raccontato che “per quanto la magistratura sia costituita in maggioranza da persone serie e corrette, esiste lo strapotere di una minoranza di magistrati che condiziona il corso della giustizia e che mette in pericolo la libertà di ciascuno”.

Il precedente della Legge Pecorella

Insomma Silvio è davvero convinto di quanto ha detto. Anzi non è nemmeno la prima volta che paventa una simile soluzione perché già in passato, durante il suo governo, aveva tentato una strada simile.

A ricordarlo è il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, che deve essere sobbalzato sulla sedia quando ha potuto ascoltare la surreale proposta del leader di Forza Italia. Proprio per questo, con una nota, l’Anm ha spiegato che tale “questione era stata affrontata dal legislatore nel 2006 con la legge Pecorella e la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima quella legge”.

I magistrati in trincea

Secondo Santalucia “ci sono principi costituzionali che devono essere necessariamente rispettati”.

Ma a dar ancor più fastidio all’Anm è soprattutto la leggerezza usata dal Cavaliere perché, spiegano, “il tema può essere discusso ma non rappresento nei termini che ho letto, ossia che migliaia di persone siano ingiustamente sotto processo. Questo non rende giustizia al difficile lavoro dei tribunali e del corti nell’accertamento della verità dei fatti”.

Ma a spingere per arrivare a una legge sull’inappellabilità non è il solo Berlusconi perché anche la senatrice della Lega, Giulia Bongiorno, si è detta favorevole: “È un’antica battaglia, oggi più che mai attuale ed è anche nel programma elettorale della Lega”.

“Ovviamente quando faremo la nostra legge, saremo attenti a tener conto di tutte le indicazioni della Corte costituzionale e segnaleremo tutte le criticità”.