Giustizia, Orlando vuole una stretta sulla corruzione: raggiunte dimensioni intollerabili. E sulla Riforma: non ha finalità punitive per i magistrati

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando non ci ha girato intorno: qualcosa è stato fatto ma ancora tanto bisogna fare, dato che “una giustizia efficiente è un importante obiettivo da raggiungere, un pilastro di ogni moderna democrazia. Faccio appello a tutte forze le politiche perchè la giustizia non torni a rappresentare terreno di misera polemica, ma di collaborazione”. Questo l’appello lanciato dal Guardasigilli al termine dell’annuale relazione sull’amministrazione della Giustizia illustrata alla Camera di Deputati e approvata da Montecitorio con 222 voti favorevoli, 89 contrari e 14 astenuti.

Orlando, nella sua relazione, ha chiarito sin da subito che la corruzione non dovrà essere terreno di scontro. È questa infatti la prima e vera emergenza del nostro Paese su cui bisogna intervenire il più presto possibile. “Le inchieste – ha detto infatti il ministro – dimostrano che la corruzione ha raggiunto dimensioni intollerabile anche per il frequente suo intreccio con le organizzazione di tipo mafioso. Questo ha effetti devastanti sul piano economico e per i cittadini”. Orlando, dunque, non ha voluto nascondere “la polvere sotto al tappeto” e ha anche affrontato i temi più controversi dato che “il malfunzionamento del sistema giudiziario rappresenta, secondo chi ci guarda da fuori, uno dei più grandi macigni sulla strada della crescita”. Non sono però mancate le critiche. Le opposizioni, infatti, a cominciare dai Cinque Stelle, pur condividendo le parole del ministro, l’hanno bollato come “autore di una riforma della giustizia inesistente”. Insomma, secondo i grillini le parole di Orlando non troverebbero conferma in quanto poi effettivamente realizzato dal governo Renzi sino ad ora.

E, in effetti, tema della relazione è stato anche lo status della riforma sulla responsabilità civile dei magistrati tanto annunciata dall’esecutivo, una riforma, ha sottolineato Orlando, “che non ha una finalità punitiva” ma nasce “dall’esigenza di corresponsabilizzazione di chi ha causato il danno” e non intende “comprimere l’autonomia o la libertà del magistrato”. Dal Guardasigilli inoltre è arrivata una ferma difesa del reato di falso in bilancio, “un tema cruciale nel contrasto delle più gravi forme di criminalità economica e mi auguro sinceramente che il confronto parlamentare possa svilupparsi proficuamente, contribuendo alla ricerca di soluzioni equilibrate ed efficaci”. Poi ha spiegato la proposta dell’esecutivo in materia, già trasformata in emendamenti al testo in esame al Senato, che consiste nel “considerare le condotte di falsificazione come illecito di pericolo elevando le pene per garantire la deterrenza della sanzione e l’efficienza delle indagini”. Forza Italia – che depenalizzò il reato – è avvisata.