Anche Forza Italia, dopo la Lega con l’Autonomia e FdI col premierato, ha la sua bandierina elettorale da sventolare. Con la riforma costituzionale della giustizia, annuncia il leader azzurro Antonio Tajani a pochi minuti dall’approvazione del testo che sancisce la separazione delle carriere dei magistrati, “si corona il sogno di Silvio Berlusconi”.
“Varare questa riforma, dopo 30 anni che se ne parla, è un risultato epocale”, commenta la premier Giorgia Meloni. E di provvedimento “epocale” parla anche il guardasigilli Carlo Nordio, al termine della riunione a Palazzo Chigi, quando si presenta in conferenza stampa col sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
I contenuti della riforma della giustizia
Al via dunque due Csm: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente. Entrambi sono presieduti dal Presidente della Repubblica. Ne fanno parte di diritto, rispettivamente, il primo Presidente e il Procuratore generale della Corte di cassazione.
Gli altri componenti sono estratti a sorte, per un terzo, da un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici anni di esercizio, che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione, e, per due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e i magistrati requirenti, nel numero e secondo le procedure previsti dalla legge.
“Per rompere il meccanismo delle correnti – spiega Meloni – prevediamo che i componenti del Csm vengano selezionati per sorteggio, con modalità che saranno stabilite dalla legge”.
E ancora: “La giurisdizione disciplinare nei riguardi dei magistrati ordinari, giudicanti e requirenti, è attribuita all’Alta Corte disciplinare”. Che “è composta da quindici giudici, tre dei quali nominati dal Presidente della Repubblica tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno venti anni di esercizio e tre estratti a sorte da un elenco di soggetti in possesso dei medesimi requisiti che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione nonché da sei magistrati giudicanti e tre requirenti estratti a sorte tra gli appartenenti alle rispettive categorie, con almeno venti anni di esercizio delle funzioni giudiziarie e che svolgano o abbiano svolto funzioni di legittimità”.
Le regole dell’Alta Corte
L’Alta Corte elegge il presidente tra i giudici nominati dal presidente della Repubblica e quelli sorteggiati dall’elenco compilato dal Parlamento. I giudici che ne fanno parte “durano in carica quattro anni. L’incarico non può essere rinnovato” ed “è incompatibile con quello di membro del Parlamento, del Parlamento europeo, di un consiglio regionale o del Governo, con l’esercizio della professione di avvocato e con ogni altra carica e ufficio indicati dalla legge”.
Infine “contro le sentenze emesse dall’Alta Corte in prima istanza è ammessa impugnazione, anche per motivi di merito, soltanto dinanzi alla stessa Alta Corte, che giudica senza la partecipazione dei componenti che hanno concorso a pronunciare la decisione impugnata”.
L’ira del M5S e dell’Anm sulla riforma della giustizia
“Con il Ddl governativo sulla separazione delle carriere si completa il progetto di demolizione del nostro assetto democratico previsto nella Costituzione: dopo il premierato che annulla Quirinale e Parlamento, compiendo un impressionante accentramento di potere sul capo del governo, dopo l’Autonomia che sbriciola i principi di Giustizia sociale sanciti dalla Carta, arriva il colpo finale all’ordine giudiziario”, affermano i rappresentanti del M5S nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato.
“La logica di fondo del disegno di legge sulla separazione delle carriere e l’istituzione dell’Alta corte si rintraccia in una volontà punitiva nei confronti della magistratura ordinaria, responsabile per l’esercizio indipendente delle sue funzioni di controllo di legalità. Gli aspetti allarmanti delle bozze del disegno di legge sono molteplici, leggiamo una riforma ambigua che crea un quadro disarmante”. Così la Giunta esecutiva centrale dell’Anm, che annuncia “una mobilitazione importante” e parla di una riforma “che esprime la chiara intenzione di attuare un controllo sulla magistratura da parte della politica. Quella di oggi è una sconfitta per la giustizia, significa dar più potere alla maggioranza politica di turno”.