Gli appetiti cinesi dietro le scelte di Terna

di Stefano Sansonetti

La Terna degli inciuci potrebbe aprire le porte al Dragone. I cinesi, del resto, annusano da tempo con l’acquolina in bocca la società italiana che gestisce la rete di trasmissione dell’energia elettrica. Senza troppi giri di parole, se ne vorrebbero mettere in pancia una bella fetta. E la “rivoluzione” spartitoria che ha recentemente posto le basi per la modifica del consiglio di amministrazione della società potrebbe rivelarsi un ottimo viatico. Pare che il fiorentino Matteo Del Fante, nuovo ad di Terna, sia riuscito a scalare la società dei tralicci non solo grazie al buon rapporto con il concittadino e presidente del consiglio Matteo Renzi, ma anche grazie al beneplacito di quella filiera che porta dalle fondazioni bancarie a Romano Prodi, passando per la fondazione Cariplo e quell’Intesa Sanpaolo guidata da Giovanni Bazoli, da sempre legato all’ex premier. Il quale, ormai da anni, vanta un rapporto consolidato con Pechino. Insomma, nuovi scenari si aprono dopo le indicazioni per il nuovo cda di Terna, in cui oltre a Del Fante dovrebbero entrare il lobbista caltagironiano Fabio Corsico (che è anche consulente di Credit Suisse, a sua volta advisor di Terna), l’ex parlamentare di An Stefano Saglia (che lavora nella società di lobby Strategic Advice) e l’avvocato dalemiano Carlo Cerami.

I passaggio
Il dato di fatto certo è che, nelle prossime settimane, il governo continuerà a lavorare al piano di privatizzazioni che, tra le altre cose, dovrebbe portare alla cessione del 49% di Cdp Reti, con un obiettivo di incasso stimato in 3,7 miliardi di euro. La società è controllata al 100% da Cassa Depositi, ma soprattutto ha già in pancia il 30% di Snam, quota alla quale si affiancherà a breve il 29,8% di Terna ancora per poco detenuto dalla controllante Cdp. Ebbene, il processo di cessione di una quota di Cdp Reti è avviato da tempo. In base alle indiscrezioni consolidatesi nelle scorse settimane, i due maggiori pretendenti rimasti in lizza sono gli australiani di Ifm (Industry Funds Management) e i cinesi di State Grid Corporation, ossia la più grande azienda al mondo nella distribuzione e trasmissione di energia elettrica. Gli interessi di State Grid in Italia sono in fase a dir poco ascendente. Qualche giorno fa il colosso del Dragone ha siglato un’intesa con Enel nel settore delle energie rinnovabili. In più sta giocando un’altra partita, sarebbe a dire l’ingresso nel capitale di Ansaldo Energia, il cui 85% è attualmente in mano al Fondo strategico italiano. Dietro di esso, è appena il caso di ricordare, c’è sempre quella Cassa Depositi che controlla il 28,9% di Terna.

Il nodo
Ma che percezione c’è, in Italia, di State Grid? E qui vengono al pettine alcuni nodi. A quanto pare il predecessore di Del Fante, Flavio Cattaneo, non vedeva affatto di buon occhio un intervento dei cinesi in Cdp Reti e quindi a cascata in Terna. L’osservazione principale era che il colosso asiatico è di fatto un concorrente della società italiana dei tralicci. Da questo punto di vista, allora, la scelta di Del Fante avrebbe portato sulla scena un manager più accomodante rispetto ad alcune “istanze” provenienti dall’esterno. Ora, nel capitale della controllante Cdp, guidata dal presidente Franco Bassanini, oltre al Tesoro ci sono le fondazioni bancarie. La loro associazione, l’Acri, è guidata da una vita da Giuseppe Guzzetti, presidente anche di quella fondazione Cariplo che è il terzo maggior azionista di Intesa Sanpaolo con il 4,9% (dopo la Compagnia Sanpaolo e gli americani di BlackRock). Il grande capo di Intesa, nelle vesti di presidente del consiglio di sorveglianza, è Giovanni Bazoli, banchiere dai consolidati rapporti con Prodi. Il quale non vedrebbe di cattivo occhio l’ingresso dei cinesi in Cdp Reti. L’ex premier, del resto, è stato legato da un rapporto di consulenza con Dagong, l’agenzia di rating cinese che opera in Italia e in Europa anche come agenzia di investimenti. Senza contare che un uomo di massima fiducia di Prodi, Alberto Forchielli, è da tempo attivissimo sull’asse Roma-Pechino attraverso la direzione di Mandarin Capital Partner, fondo di private equity specializzato in investimenti sulla rotta Italia-Cina. Di più, perché tra gli investitori-sponsor del fondo Mandarin ci sono le due principali banche cinesi di sistema, China Development Bank ed Export-Import Bank of China, in compagnia proprio di Intesa Sanpaolo. Dalle cui file, infine, viene Giovanni Gorno Tempini, l’attuale ad della Cassa Depositi che vanta trascorsi anche in Mittel, la finanziaria tanto cara a Bazoli. Dietro all’ascesa di Del Fante, allora, ci sarebbe la sua sponsorizzazione da parte di questa filiera bazolian-prodiana che potrebbe aprire le porte di Terna al Dragone.

Twitter: @SSansonetti