Gli emiri salvano Alitalia e l’Europa già ci tarpa le ali

di Maurizio Grosso

Un avvertimento in piena regola, proprio nei momenti in cui andava componendosi il mosaico dell’operazione. Sul dossier Alitalia-Etihad, come del resto si era ventilato nei mesi scorsi, è arrivato ieri l’intervento della Commissione europea. Il richiamo giunto da Bruxelles è alla salvaguardia delle regole Ue su proprietà e controllo delle compagnie europee, in particolare per quanto riguarda gli investimenti che coinvolgono vettori di Paesi terzi.

L’iniziativa
Sta di fatto che la Commissione ha scritto alle autorità italiane, nell’ambito delle trattative tra Alitalia e Etihad, per chiedere di essere “vigili” sul rispetto della normativa. La richiesta, più nel dettaglio, si inserisce nell’ambito di un’indagine su alcuni investimenti di operatori extra Ue in vettori europei: da quello della stessa Etihad in Air Berlin a quello di Delta Air Lines nell’inglese Virgin Atlantic, passando per la partecipazione di Korean Air in Czech Airlines. Secondo la normativa comunitaria, hanno fatto presente dalla Commissione, una condizione essenziale per ottenere e mantenere una licenza di esercizio nell’Ue è che oltre il 50% della compagnia sia detenuto da uno Stato membro o da una società con sede nell’Unione. Il richiamo arriva proprio due giorni dopo l’annuncio dell’ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, secondo il quale la “due diligence” che Etihad ha condotto per settimane sui conti della Magliana risultava “praticamente finita”. Un tempismo quasi perfetto, verebbe da dire.

 Lo scenario internazionale
Proprio ieri mattina, peraltro, la Commissione Ue aveva chiesto informazioni alla Germania per verificare che l’investimento di Etihad in Air Berlin rispettasse le regole antitrust: il vettore di Abu Dhabi detiene poco meno del 30% della compagnia tedesca. È tra l’altro possibile, come emerso nei giorni scorsi, che Alitalia venga inserita in un disegno più ampio di Etihad per l’Europa, proprio attraverso un’integrazione commerciale con Air Berlin.

Scoppiano le invidie
Non si può certo dimenticare come altre compagnie aeree abbiano spinto sulla Commissione per accendere un faro sull’operazione che coinvolge la società italiana di trasporto aereo. Tra tutte, forse, spicca la tedesca Lufthansa, che non ha mai fatto mistero di non gradire molto la prospettiva di integrazione tra Alitalia ed Etihad. Il motivo è sin troppo evidente: il vettore tedesco, in un modo o nell’altro, si sente minacciato. Situazione non dissimile per Air France-Klm. Il gruppo procede in maniera felpata, dal momento che è azionista di Alitalia e partner di Etihad. Ma se potesse dar libero sfogo alle sue istanze, anche il vettore franco-olandese si collocherebbe su posizioni molto simili a quelle di Lufthansa. Insomma, l’avvertimento di ieri della Commissione, a metà strada tra lo spontaneo e lo “spintaneo”, è di sicuro stato visto di buon occhio da molti concorrenti che si sentono minacciati dal nuovo polo che va creandosi intorno ad Alitalia ed Etihad. Del resto il settore del trasporto aereo, complice la crisi, non è che se la passi granché. La stessa Air France, per esempio, ha conti aziendali che non godono per niente di buona salute. Ciascuno, quindi, cerca di giocarsi la sua partita senza andare troppo per il sottile.