Stando ad alcuni giornali, la Russia a corto di soldati promette la cittadinanza ai lavoratori immigrati delle ex Repubbliche sovietiche a patto che prestino servizio militare, quindi vadano a farsi maciullare al fronte.
Edo Rosini
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Gentile lettore, come al solito con i giornali italiani, per conoscere la verità bisogna districarsi tra malizie, mistificazioni e falsi. Chi ottiene la cittadinanza russa non è “costretto” ad arruolarsi: è soggetto, come tutti i russi, a una leva, ma solo in caso di necessità delle Forze Armate. È del tutto normale. Se così non fosse, ci sarebbero cittadini russi privilegiati e altri no. Tenga presente che in Russia non esiste la leva generale come c’era in Italia. Ogni anno vengono programmate le dimensioni delle Forze Armate e in base a ciò vengono emessi bandi per chi vuole arruolarsi volontariamente. Se i volontari non colmano per intero l’organico, si provvede a emanare una leva di un anno, limitatamente al numero rimasto scoperto. Alla fine la cosa riguarda pochissimi ragazzi e inoltre i coscritti non sono utilizzati al fronte (dove vanno i volontari, meglio addestrati): sono acquartierati lungo gli immensi confini russi che toccano Norvegia, Finlandia, i tre Baltici, Georgia, Kazakistan, Nord Corea, Mongolia, Cina, Mare del Giappone e Mare di Bering, che separa la Siberia dall’Alaska statunitense. In conclusione, gli stranieri che ottengono la cittadinanza, se arruolati, non vanno al fronte ma al massimo finiscono su una qualche frontiera più o meno lontana da Mosca. Tutto qui.
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Da domani questa rubrica va in vacanza e tornerà in pagina l’8 gennaio. Buone feste.