Gli onorevoli si tengono il malloppo. I parlamentari non cambiano la legge sugli stipendi ai collaboratori

Meglio avere mano libera sugli stipendi ai collaboratori parlamentari. Usufruendo delle maglie larghe della legge attuale. Gli onorevoli si tengono i soldi

Meglio avere mano libera sugli stipendi ai collaboratori parlamentari. Usufruendo delle maglie larghe della normativa attuale che prescrive di giustificare – nella parte del rapporto con gli assistenti – solo la metà dei 3.690 euro previsti. Sul tema, insomma, gli onorevoli preferiscono non riformare nulla, in barba agli scandali del passato e ai comportamenti non sempre inappuntabili, finiti nell’occhio del ciclone. E, nonostante stia per approdare all’Aula della Camera (salvo slittamenti il 24 ottobre) il testo sul taglio allo stipendio dei parlamentari, la questione dei salari degli assistenti è stata congelata. La commissione Affari costituzionali di Montecitorio ha infatti derubricato l’argomento dal testo pronto a essere dibattuto. La motivazione addotta è di tipo tecnico.

“La commissione ha deliberato di stralciare questa parte in quanto nella commissione lavoro della Camera è in discussione una proposta sullo specifico tema del rapporto di lavoro dei collaboratori. E non si può discutere contemporaneamente in commissioni diverse norme che hanno lo stesso oggetto”, ha spiegato a La Notizia il presidente della commissione, Andrea Mazziotti. Insomma, la strada  seguita è quella di una legge apposita per avere un quadro più preciso. Certo sarebbe la migliore in assoluto, anche perché tra le proposte sul tavolo c’è quella del deputato Guglielmo Vaccaro  (gruppo Misto) molto apprezzata dai diretti interessati. Ma la presidente dell’Associazione italiana collaboratori parlamentari (Aicp), Valentina Tonti, vede la questione sotto un’altra ottica: “Il ddl sugli stipendi dei parlamentari era stato calendarizzato in Aula, a differenza di quello specifico sui collaboratori bloccato da quasi due anni in Commissione Lavoro. Era questa l’occasione buona per affrontare il tema”. Dall’associazione c’è il sospetto che si tratti di una strategia di dilatazione dei tempi.

“Evidentemente – aggiunge Tonti – anche stavolta è mancata la volontà politica. Con questi ddl si voleva lanciare un segnale sugli stipendi dei parlamentari. Capisco che affrontare la questione dei collaboratori richieda più tempo, ma ripeto: è solo un problema di volontà politica”. E la presidente dell’Aicp evidenzia un altro aspetto: “Per affrontare la questione non sarebbe neppure necessaria una legge. Basterebbero delle delibere degli Uffici di Presidenza delle Camere”.