Gli ospedali psichiatrici giudiziari chiudono

 di Giovanni Cedrone per La Repubblica

Un piccolo comma approvato in Senato rischia di far uscire dal carcere decine di soggetti socialmente pericolosi. E’ il possibile effetto di una disposizione contenuta nella legge 81del 2014 sul superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG). Un provvedimento che potrebbe avere gravi ricadute in termini di impatto sociale e di sicurezza.

La disposizione normativa ha convertito in legge il decreto legge 52 del 31 marzo 2014 che ha prorogato al 31 marzo 2015 il termine ultimo per il superamento degli OPG e la conseguente entrata in funzione delle REMS (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza). Mettendo (forse) definitivamente fine ad un’altra delle anomalie italiane in tema di regime carcerario, gli ospedali psichiatrici giudiziari, sopravvissuti all’abolizione dei manicomi civili. Salvo casi di “conclamata pericolosità sociale dell’individuo” o laddove le cure non bastino ad evitare il rischio per la comunità, i magistrati dovranno adottare misure “alternative” rispetto agli ospedali psichiatrici giudiziari.

Ma la norma sta destando allarme negli ambienti giudiziari. In particolare c’è preoccupazione per la disposizione introdotta dal Senato, al comma 1 quater, che dispone che sia le misure di sicurezza detentive (provvisorie o definitive) che i ricoveri nelle REMS, non possono protrarsi per una durata superiore al tempo stabilito per la pena detentiva prevista per il reato commesso, fatta eccezione per i reati per i quali la legge stabilisce la pena dell’ergastolo. I giudici saranno così tenuti a revocare le misure di sicurezza per internati pericolosi che abbiano superato il limite massimo della pena edittale, senza che vi sia nessuno che se ne faccia carico in concreto. Il risultato è che soggetti ad alta pericolosità sociale potrebbero finire fuori dal carcere senza che siano state predisposte le necessarie misure sanitarie, sociali e giudiziarie. Con gravi conseguenze sia per la salute dell’imputato, che per la sicurezza della collettività. Ad oggi non sono noti i dati di chi è uscito e sono pochissime le Regioni che hanno predisposto strumenti di cura e controllo.

Le gravi ricadute della disposizione normativa sono state segnalate all’Associazione Nazionale Magistrati e alle autorità competenti dal giudice del Tribunale di Roma, Paola Di Nicola. Nella lettera, pur riconoscendo che la riforma è ispirata da giusti principi, si sottolinea che “sarebbe stato necessario che il legislatore si fosse fatto carico, per tempo, di un opportuno, efficiente ed adeguato sistema di approdo della riforma, specialmente sotto il profilo sanitario, che temo non sia stato sufficientemente realizzato in concreto sui territori su cui la riforma inevitabilmente ricadrà, con ciò che ne consegue in termini di impatto sociale e di sicurezza”.