Gli ospedali tagliano

di Clemente Pistilli

Stop ai ricoveri, farmaci razionati, liste d’attesa di anni per visite ed esami. La sanità taglia su tutto. In maniera massiccia. Il debito è spaventoso. Chiede ai cittadini continui sacrifici. I ticket lievitano. Ma quando si tratta dei manager i tagli sono sempre mini. Una garanzia negli ospedali d’Italia c’è: chi li dirige ha uno stipendio da sogno. E poco importa se una struttura garantisce elevate prestazioni o fa acqua da tutte le parti.

Il caso Lazio
Una delle Regioni con il debito sanitario maggiore e ancora commissariata è il Lazio. Anche lì però quanti vengono messi al timone delle aziende ospedaliere non hanno di che lamentarsi. Di recente la Corte dei Conti ha condannato l’ex governatore Piero Marrazzo e l’ex rettore dell’università di Tor Vergata a risarcire oltre 200 mila euro, per il super stipendio concesso al direttore generale del Ptv, Enrico Bollero: 206 mila euro contro i 154 mila previsti. Ora Bollero si deve accontentare di 154.937 euro, che può aumentare del 20% in base ai risultati raggiunti. Comunque un sogno per i più. Per il direttore amministrativo, Mauro Pirazzoli, e il direttore sanitario, Giuseppe Visconti, si spendono invece 123.949 euro. Domenico Alessio, direttore generale dell’Umberto I, percepisce 154.937 euro mentre i direttori sanitario e amministrativo della stessa azienda, Amalia Allocca e Branca Marta si fermano a 123.949 euro. Al San Filippo Neri, il direttore sanitario Caterina Amodeo percepisce 140.365 euro l’anno e il direttore amministrativo, Rossana Di Renzo, 84.253 euro. Per il commissario straordinario, Lorenzo Sommella, che ha preso il posto di Domenico Alessio, nel 2012 sono invece stati previsti 118.990 euro. All’Asl Roma C, da cui dipende anche il Sant’Eugenio, 122.710 euro nel 2012 al manager Antonio Paone e 112.829 al direttore amministrativo Giancarlo Gava.

Uno sguardo al Nord
Una situazione comune in tutta Italia. Al Nord si concentrano alcune delle migliori realtà del panorama sanitario nazionale e i manager fanno cassa senza doversi prendere troppi insulti. Al vertice dell’azienda ospedaliera Città della salute e della scienza di Torino, da cui dipendono Le Molinette, dal 1 aprile Angelo Del Favero prenderà il posto di Gian Paolo Zanetta e guadagnerà 123.949 euro l’anno. Non si può lamentare neanche il direttore generale del Gaslini di Genova, ospedale pediatrico di eccellenza nazionale e internazionale, Paolo Petralia, che porta a casa 139.443 euro, mentre ai direttori sanitario e amministrativo, Silvio Del Buono e Paolo Faravelli, vanno 111. 154 euro. Agli Spedali civili di Brescia il commissario straordinario Ezio Belleri percepisce 154.937 euro, che però potrebbero anche aumentare in base ai risultati raggiunti di 31 mila euro. Al Niguarda di Milano 121.684 euro per il commissario straordinario Marco Trivelli, 146.641 euro per il direttore sanitario Giuseppe Genduso e 131.261 euro per il direttore amministrativo Giuseppe Micale.

Dal Po alla Sicilia
Tra gli stipendi più stellari c’è quello del direttore generale del Sant’Orsola di Bologna, Sergio Venturi: 178.734 euro. Il direttore sanitario della stessa azienda, Mario Cavalli, si ferma a 142.966 euro, e il direttore amministrativo, Marzia Cavazza, a 140.846 euro. Nelle Marche si spendono 186 mila euro per pagare il direttore generale degli ospedali riuniti di Ancona, Paolo Galassi, mentre in Toscana oltre 140 mila euro per Monica Calamai, del Careggi di Firenze, e 144.330 euro per Carlo Rinaldo Tomassini, direttore generale dell’azienda ospedaliera di Pisa. Stessa situazione in Umbria, 134.276 euro al direttore generale dell’azienda ospedaliera di Perugia, Walter Orlandi. E non va meglio in Calabria dove la manager dell’azienda ospedaliera di Catanzaro, Elga Rizzo, incassa 123.949 euro. A Catania, in Sicilia, il direttore generale del policlinico, Antonio Lazzara, 120.057 euro, e a Messina, il commissario del policlinico, Giuseppe Pecoraro, 149.772 euro.