Le Lettere

Gli scafisti di bugie

A sentire giornali e tg unificati sembra che la Meloni sia diventata l’Arcangelo Gabriele che con la spada di fuoco sterminerà gli scafisti.
Aldo Parrelli
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Gentile lettore, ai giornaloni basta poco per trasformare un misfatto in un’opera di bene, e quel poco è spesso un trucco lessicale. Era successo per il Reddito di cittadinanza, demolito definendo occupabili i disoccupati, e succede di nuovo usando la parola “scafisti” come sinonimo (falso) di mercanti di esseri umani. Così, dopo il consiglio dei ministri tenutosi a Cutro, era un profluvio di titoli tipo “Caccia agli scafisti”, “Ergastolo agli scafisti”, “Trent’anni agli scafisti”. All’orgia si sottraevano, al solito, un paio di giornali tra cui La Notizia. Il trucco, dicevo, sta nella parola “scafisti”. Come scriveva ieri il direttore Pedullà, “Non serve Sherlock Holmes per scoprire che gli scafisti sono a loro volta migranti che pagano la traversata” e chi incassa “se ne sta al sicuro nei paesi di partenza”. È un concetto troppo difficile per la stampa italiana, e dunque vai col carnevale che salva una Meloni in grossa difficoltà per la mancata visita alle salme, il sottrarsi alle domande dei giornalisti, la gente a Cutro che gridava “assassini” lanciando orsacchiotti di peluche contro le auto dei ministri per ricordare la strage di bambini. ”Non crederete mica che questo governo abbia agito per ammazzare i migranti?” direbbe la Meloni con la sua consueta retorica. No, ma crediamo che sbraitare per anni di cannoniere contro i disgraziati in mare sia stato un buon viatico alle tragedie di oggi.

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