Gli stagionali restano introvabili. Pure senza Reddito di cittadinanza

Nelle Marche mancano all'appello 6 lavoratori stagionali su 10. In tutta Italia a vuoto la ricerca di 4mila bagnini.

Gli stagionali restano introvabili. Pure senza Reddito di cittadinanza

Puntuali come i pranzi di Natale e i bagni di Ferragosto partono le lamentele di albergatori e imprese sulla mancanza di lavoratori stagionali. Si guarda già alla prossima stagione estiva e all’appello mancano bagnini, camerieri, cuochi. Solo che mentre fino allo scorso anno governo e aziende puntavano il dito contro il Reddito di cittadinanza che a sentir loro drogava il mercato del lavoro, spingendo tanti fannulloni a restare sdraiati sul divano piuttosto che a rimboccarsi le maniche, ora che le destre hanno cancellato il sussidio ai poveri è venuto meno il capro espiatorio. Ed emerge con tutta evidenza una realtà incontrovertibile. Se non si trovano i lavoratori è perché le aziende continuano a offrir loro paghe da fame.

Nelle Marche mancano all’appello 6 lavoratori stagionali su 10. In tutta Italia a vuoto la ricerca di 4mila bagnini

Sul Corriere Adriatico di qualche giorno fa si dava conto di come fosse aperta già nelle Marche la caccia agli stagionali e che in sei casi su dieci non si trovano. Nel mese di febbraio la maggiore difficoltà delle imprese a trovare personale si riscontra nelle Marche proprio nell’area “produzione di beni ed erogazione del servizio”, dove si concentra quasi la metà (4.590 su 9.360) delle assunzioni programmate. È in quest’area – si legge – che è già partita la caccia agli stagionali, una tipologia che assorbe gran parte delle assunzioni programmate dalle imprese, visto che il monitoraggio Excelsior rileva per le Marche un 77% di casi di contratti previsti a termine (a tempo determinato o con durata predefinita) e solo un 23% di entrate stabili, con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato.

Il fatto che nel settore dei servizi sia difficile assumere (in quasi 6 casi su 10 secondo Excelsior) è testimoniato anche dal fiorire di cartelli “Cercasi personale” che stanno spuntando già adesso in molti locali, specie nei comuni costieri. Su Repubblica invece si dà conto della mancanza di bagnini. Ne mancherebbero circa 4 mila in tutta Italia. Gli operatori del sistema turismo dicono che lo stipendio del bagnino non è cambiato: 1.400-1.500 euro al mese, per otto ore al giorno. Ma in realtà qualcosa è cambiato perché è scomparso il benefit del vitto e dell’alloggio, che ora è carico del lavoratore e, considerando la crescita esponenziale dei prezzi nelle località turistiche di vitto e alloggio, si capisce perché alle richieste di bagnini pochi rispondano. Appena la scorsa estate la Cgil di Taranto ha denunciato la storia di un ragazzo di 24 anni, con un brevetto da bagnino in tasca, che in un noto stabilimento della litoranea ionico-salentina intascava 40 euro al giorno, con un contratto di lavoro part-time, ma una giornata lavorativa reale di quasi 12 ore.

Le destre davano la colpa al sussidio dei Cinque Stelle. Invece il vero problema sono le paghe da fame

“In questi anni FdI, Lega e Forza Italia, con la grancassa della stampa amica, hanno costruito una narrazione tossica contro il Reddito al solo scopo di colpire il M5S” dice a La Notizia il deputato pentastellato Davide Aiello: “Non abbiamo mai sentito una parola, invece, sulle condizioni di lavoro che spesso questi lavoratori, giovani e meno giovani, sono costretti ad accettare, o sulle paghe da fame che gli vengono proposte. Quando c’è da andare contro i lavoratori e i loro diritti, del resto, essi sono sempre in prima fila”. Dal bollettino del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal risulta che a febbraio sono circa 408mila le assunzioni previste dalle imprese. Ma sale al 49,3% la difficoltà di reperimento (+3,1 punti percentuali rispetto a un anno fa). “A febbraio sono difficili da reperire 201mila profili professionali”. Nessuno però che al governo si sia interrogato sulle cause di tali difficoltà e si sia per caso chiesto se queste possano dipendere anche dal fatto che i corsi di formazione sono al palo soprattutto per gli ex precettori del Reddito di cittadinanza.