Gli strani sconti dei giudici: la bestia di Satana già fuori dal carcere. Pietro Guerrieri è stato in cella 7 anni invece di 13. Ancora non si trovano i cadaveri delle vittime della setta

di Nicoletta Appignani

In primo grado la condanna era stata a 16 anni. Nel 2007, la Corte d’Appello di Milano l’aveva ridotta a 12 anni a 8 mesi. In carcere, alla fine, ne ha scontati soltanto sette. Pietro Guerrieri, ex adepto delle Bestie di Satana, adesso si trova in una comunità. Ha iniziato un cammino di redenzione, in netto anticipo rispetto ai termini stabiliti dal giudice. Adesso Guerrieri si sveglia la mattina, prepara la colazione, lava i piatti. Lavora in una fattoria, in mezzo agli animali. Lui, che per far uccidere Chiara Marino e Fabio Tollis ha prima messo a disposizione la propria auto. Un primo tentativo che però era fallito. E per questo dopo Guerrieri aveva partecipato al secondo piano per uccidere la coppia, scavando le fosse nelle quali i loro corpi, massacrati, sono stati gettati dopo gli omicidi. Non l’esecutore materiale, quindi, ma ben consapevole di cosa sarebbe accaduto. Per questo il giudice aveva stabilito una permanenza in carcere di quasi 13 anni.

Le minacce
“Già dopo 15 giorni me ne volevo andare da quel gruppo. Ma sono costretto a restare per le minacce di morte verso di me e verso la mia famiglia. Quello che ho fatto l’ho fatto perché ero obbligato a farlo”, così si è sempre difeso Guerrieri fin dai primissimi interrogatori. La sua vita era diventata un incubo. La droga, due ricoveri per problemi psichiatrici, la paura che da un momento all’altro la setta decidesse di ucciderlo. Così come è capitato a Chiara Marino e Fabio Tollis. Lei era stata indicata da Mario Maccione, il “medium” della setta, come l’ “incarnazione della Madonna”. Tollis invece, 16 anni, aveva manifestato l’intenzione di andarsene. Ma le Bestie di Satana non si lasciano. Non da vivi almeno.

Una storia nell’ombra
Guerrieri adesso è già fuori, come ha rivelato un servizio del Tg5. Elisabetta Ballarin, l’altra adepta, ha chiesto la grazia al Presidente della Repubblica. E molti si sono pronunciati a favore, “era solo una ragazzina all’epoca”. Ma c’è chi ancora non ha una tomba sulla quale piangere. Come Anna Lia Ferrarese, che ancora oggi chiede disperatamente di poter sapere dove sia sepolto suo figlio Christian, scomparso a 23 anni. Una storia nell’ombra. Che inizia in una sera dell’agosto 1996, quando Christian accompagna un amico alla stazione di Milano centrale. Mentre si appresta a tornare a casa, però, la macchina rimane a secco. Il 23enne si guarda intorno, cerca un distributore. Ed è in quel momento che incontra un ragazzo, che vive nei pressi della stazione. Lo sconosciuto lo aiuta, andando a prendere una tanica nel proprio garage e accompagnandolo in una stazione di rifornimento. Christian si vorrebbe sdebitare, offrirgli una birra. Ma tutti i locali sono chiusi. Uno solo è aperto a quell’ora: il Midnight di Porta Romana. Il locale dove si riuniscono le Bestie di Satana. Del ragazzo che quella sera ha aiutato Christian non si conoscerà mai l’identità ma ciò che è certo è che in quel locale il 23enne, quella sera, incontra la setta. “Tutti hanno negato di conoscerlo” racconta oggi Anna Lia Ferrarese “e invece io sapevo tutto di loro. Nomi, soprannomi, addirittura che lavoro svolgessero. Mio figlio me ne aveva parlato”. Già. Perché Christian ha da poco perso il padre e tra le nuove frequentazioni c’è anche Maccione, che gli dice di poterlo “mettere in contatto” con il suo caro. Per questo, il giovane inizia a frequentare il gruppo. Tant’è che a casa arriva anche una telefonata di “Ozzy”, alla quale risponde Anna Lia. Si tratta di Paolo Leoni, uno delle Bestie.

L’archiviazione
Tre mesi di frequentazioni, di uscite. Durante i quali Christian cambia atteggiamento. Diventa cupo, pieno di pensieri, costantemente preoccupato per la famiglia. Fino al 14 novembre 1996. Quando, dopo aver ricevuto una telefonata, Christian esce di casa. Senza fare più ritorno. Del suo corpo non si saprà più nulla, fatta eccezione per qualche fumosa dichiarazione di Mario Maccione, che fa scattare le ricerche nel Parco Icrea di Brugherio. È il 2008. Sono trascorsi 12 anni. Ciò che resta di Christian non si trova e l’inchiesta viene archiviata.