La Sveglia

Global Sumud Flotilla, diario di bordo #30

Scriviamo queste righe dal futuro. È il trentesimo giorno di navigazione e la notte che ci attende può diventare il “giorno zero”: la fregata italiana abbandonerà la scorta per non disturbare un governo che chiude gli occhi sul genocidio a Gaza. Questa notte – per voi che leggete è già ieri – la Flotilla entrerà nella cosiddetta “zona rossa”, dove Israele da anni agisce impunemente contro il diritto internazionale.

Il punto non sono le barche, né i pettegolezzi della politica italiana. Il punto è Gaza. Nelle ultime ore almeno 31 persone sono state uccise dai raid israeliani. Il nuovo piano firmato da Trump e Netanyahu parla di ricostruzione e disarmo, ma disegna ancora una prigione a cielo aperto, con il carceriere che decide tempi e modi della sopravvivenza.

La Commissione d’inchiesta dell’ONU ha già qualificato le azioni di Israele come genocidio: distruzione sistematica, fame usata come arma, dichiarazioni dei leader che parlano di “spoliazione”. Ogni governo che tace si rende complice.

La Global Sumud Flotilla è lo specchio che costringe a guardare questa vergogna. Decine di imbarcazioni da 44 paesi portano aiuti e chiedono libertà di passaggio. L’Italia ha deciso di ritirare la sua fregata a 150 miglia dalla costa, invocando “esaurimento del rischio”. Ma in quelle 150 miglia si gioca il senso della nostra presenza: resistere dove gli altri si voltano, testimoniare ciò che accade nella zona proibita.

Se stanotte il mare coprirà le voci di sirene e bombe, almeno resterà questo diario: la prova che qualcuno non ha accettato il silenzio. Domani, se resisteremo, il mondo saprà che c’era chi ha avuto il coraggio di guardare.