La Sveglia

Global Sumud Flottilla, diario di bordo #4

La rotta è ripresa, la scia si allunga: dai video di bordo si contano già una dozzina di navi in mare e altre in arrivo, mentre dalla Tunisia si muove una piccola flotta che domenica si aggancerà alla carovana mediterranea.  Cresce la presenza pubblica — quattro parlamentari italiani, Emergency, osservatori legali irlandesi — e la piazza italiana si fa sentire da Catania a Genova.  

C’è anche un necessario chiarimento: la delegazione italiana smentisce la “barca stampa” di Claudio Locatelli. Non è autorizzata a unirsi né a raccogliere fondi a nome della missione. «Non abbiamo bisogno di eroi né di “combattenti”, la nostra unica arma è la nonviolenza», ricorda la portavoce Maria Elena Delia. Le uniche eccezioni ammesse sono il mezzo di Emergency e il team legale della Freedom Flotilla Irlanda.  

Intanto Gaza sanguina. Dall’alba nuovi bombardamenti hanno ucciso decine di persone, con attacchi che colpiscono case e campi profughi; i morti per fame, indotta dall’assedio, sono saliti a 370, tra cui 131 bambini. Nelle strade mancano proteine e verdura fresca: si raziona, si sopravvive a un pasto al giorno.

È qui che entra in scena la “ciurma di terra”, la chiave di tutto. Le mobilitazioni di questa settimana — da Roma alle città di porto — servono a proteggere chi naviga, a smontare i vigliacchi e i millantatori, a ricordare che il diritto internazionale è dalla parte della Flottilla e che le acque di Gaza non sono proprietà di Israele. Servono a pretendere l’apertura di un canale umanitario e politico che, per forza di vergogna, costringa gli Stati a muoversi.

Se l’Europa vuole davvero “difendere la legalità”, cominci da qui. Il resto è rumore di fondo.