Governatori, un coro tutto stonato

di Gaetano Pedullà

Il Governo e le Regioni, come nella metafora di Menenio Agrippa sulle braccia e la pancia di un corpo umano, dovrebbero collaborare per un fine più importante: tenere in vita lo Stato e servire gli italiani. A vedere la zuffa di ieri tra il premier e i governatori c’è però da stare poco allegri. Le nostre istituzioni non sono state mai tanto disgregate e non c’era bisogno di tanto pollaio per accorgerci che il bene comune è l’ultimo dei problemi per presidenti di Regione, sindaci e vertici di enti vari, dopo aver garantito ciascuno l’orticello proprio. Così il sacrificio imposto da Renzi anche alle Regioni – come a tutti d’altronde in una manovra che punta a recuperare 18 miliardi – ha mandato su tutte le furie i presidenti, in gran parte dello stesso partito del premier. Perché lo spirito di squadra è una cosa, ma il potere è ben altro. E il potere si conserva potendo spendere. Così le Regioni sono diventate negli anni enormi stipendifici, centri di clientele e di enormi sprechi. Fino al 1970 neppure c’erano, e vivevamo benissimo. E forse, invece di tagliarne i fondi sarebbe ora di toglierle del tutto.