Grana Lotito per i giallorossi. Altro seggio a rischio al Senato. Non solo lo scranno perso alle suppletive sarde. Domani il patron della Lazio può scipparne un altro

La coperta della maggioranza al Senato sembra esser ogni giorno più corta. Se infatti già prima delle elezioni i numeri erano ridotti ai minimi termini, dopo le suppletive, occasione più unica che rara per puntellare il pallottoliere già precario di Palazzo Madama, i giallorossi sono riusciti nell’impresa di farsi scippare un altro seggio. Quello lasciato vacante in Sardegna dalla pentastellata Vittoria Bogo Deledda, eletta nel collegio uninominale di Sassari e deceduta lo scorso marzo. A poco è servito l’accordo tra il Movimento 5 Stelle ed il Partito democratico su un unico candidato, Lorenzo Costantino Corda, che è riuscito a raggiungere solo il 28,9%.

La poltrona se l’è aggiudicata, infatti, il centrodestra con il medico e docente universitario, Carlo Doria, sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, che ha incassato il 40,2% dei voti. Una sconfitta pesante, per la maggioranza, sulla quale ha pesato la scelta di Italia Viva di sostenere un altro candidato, il socialista Gian Mario Salis, sottraendo a Corda i voti decisivi per raccogliere il testimone della collega scomparsa. Risultato: per far quadrare i conti i giallorossi dovranno muoversi come equilibristi tra i velluti rossi di Palazzo Madama. Numeri alla mano, dei 320 senatori totali (compresi i 5 a vita) a comporre la maggioranza sono 95 del Movimento 5 Stelle, 35 del Partito democratico, 18 di Italia Viva e 5 di Liberi e uguali. Per un totale di 153.

Lontani dunque dai 161 necessari per la maggioranza assoluta. Cosa significa? Significa che per raggiungere il numero che consenta alla maggioranza di poter essere operativa si dovrà ricorrere al soccorso del gruppo misto. Che comprende, oltre alla componente di LeU (Loredana De Petris, Vasco Errani, Pietro Grasso, Francesco Laforgia e Paola Nugnes), anche Riccardo Antonio Merlo e Carlo Adriano del gruppo Movimento Associativo Italiani all’Estero (Maie). Ancora pochi. La maggioranza è tale, infatti, solo grazie all’apporto di ex grillini come Maurizio Buccarella, Luigi Di Marzio, Elena Fattori, Gregorio De Falco e Saverio De Bonis che, nonostante la rottura col Movimento, sostengono con i loro voti la maggioranza.

A differenza di Gianluigi Paragone (ex 5 Stelle pure lui) e Matteo Richetti (ex Pd) che, a causa dei divorzi burrascosi con i gruppi di provenienza, votano diversamente. Poi ci sono i senatori a vita Liliana Segre e Mario Monti che rientrano nel perimetro della maggioranza. Come pure altri senatori del Misto: la ex di Forza Italia, Sandra Lonardo in Mastella, e il giornalista Sandro Ruotolo (eletto col Pd). A fronte dei risultati riportati con le regionali ci sono anche altre posizioni da valutare. La senatrice Paola Binetti, per esempio, eletta con Noi con l’Italia, confluita poi nel partito di Forza Italia, vota spesso con la maggioranza. Dall’altro lato c’è anche chi tra l’opposizione non si riconosce nella linea del centrodestra di stampo salviniano o meloniano, che nel momento del voto si è magicamente assentato. è successo, per esempio, sul voto al decreto semplificazioni quando 20 senatori di Forza Italia, 12 della Lega e 3 di Fratelli d’Italia erano mancati all’appello.

Come se non bastasse c’è un’altra questione: il seggio conteso tra Vincenzo Carbone e Claudio Lotito che rischia di sfilare un altro voto alla maggioranza. Domani, infatti, il patron della Lazio sarà a Palazzo Madama per l’udienza pubblica in Giunta delle elezioni che gli riconoscerà ufficialmente il titolo di aspirante senatore. Se alla fine dovesse spuntarla, sfilerebbe la poltrona all’ex azzurro, ora in forza ai renziani di Italia Viva, Carbone. Spostando così, ancora di un voto, l’ago della bilancia.