Grandi Opere di corruzione. Oltre il 50% è sotto inchiesta. Ma siamo 61esimi su 168 Paesi per la percezione del fenomeno

Grandi Opere di corruzione. Oltre il 50% è sotto inchiesta. Ma siamo 61esimi su 168 Paesi per la percezione. Un’azienda sanitaria su 3 è vittima di mazzette

Diceva George Orwell: “Un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri, traditori, non è vittima, è complice”. E allora se nel 2015 il 52% delle Grandi Opere (per un costo totale di 70 miliardi di euro) considerate infrastrutture strategiche in Italia era sotto inchiesta per corruzione, la pubblica amministrazione ha la bella sua dose di responsabilità. Non è un caso che il dossier realizzato ieri in occasione della giornata mondiale contro la corruzione da Riparte il Futuro, la piattaforma impegnata nell’advocacy digitale, dica espressamente che nella lotta contro il malaffare “il grande assente è lo Stato”.

Tutto tace – Ma il dato compromettente è che, davanti a tale marciume, tutto tace, in un silenzio roboante. Secondo Transarency International, l’Italia è addirittura al 61esimo posto su 168 Paesi nell’Indice di Corruzione percepita nel settore pubblico e politico (CPI). Certo, un piccolo miglioramento rispetto all’anno scorso, quando lo Stivale si posizionava al 69esimo posto nella classifica mondiale. Ma di strada da fare ce n’è ancora molta, considerando che ci classifichiamo in fondo alla classifica europea, seguiti solamente dalla Bulgaria, e dietro ad altri Paesi generalmente considerati molto corrotti, come Romania e Grecia (entrambi alla 58esima posizione).

Sanità malata – Dall’Expo alla Salerno-Reggio Calabria, le indagini documentano scambi di mazzette, appalti, consulenze o incarichi. Ma nell’abisso della mazzetta, ci finisce di tutto. Almeno un’azienda sanitaria su tre ha subito episodi corruttivi, per un ammontare di circa 1 miliardo di euro di soldi sottratti alla cura della nostra salute. Dal 2014, sulla piattaforma digitale Alac (Advocacy and Legal Advice Centre) di Transparency International sono arrivate 290 segnalazione di episodi di corruzione sul luogo di lavoro. Eppure solo lo 0,5% dei detenuti italiani (299 su 53.889) è in prigione per reati di corruzione.

La legge scomparsa – È evidente, dunque, che qualcosa non stia andando come dovrebbe. Non a caso ieri lo stesso Sergio Mattarella è intervenuto precisando che “la corruzione, male che inquina le fondamenta del vivere civile, va avversata senza equivoci o timidezze. Combattere la corruzione è un impegno di sistema, di tutte le istituzioni pubbliche e, al contempo, è compito che appartiene a ciascun individuo, alle organizzazioni economiche e sociali”. Un primo passo potrebbe essere l’approvazione del disegno di legge sul cosiddetto whistleblowing (la denuncia interna di episodi di malaffare e corruzione da parte di dipendenti pubblici e privati): nonostante siano passati quasi otto mesi dall’approvazione alla Camera, il ddl si trova sepolto nei cassetti della commissione Affari costituzionali del Senato. E, molto probabilmente, nemmeno vedrà la luce considerando la crisi di Governo.