Sulla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina “per dar seguito all’impegno del Governo, si dovrebbe procedere con la redazione di un progetto di fattibilità tecnica ed economica per le due opzioni evidenziate”. E cioè quella a campata unica e quella a più campate. Il ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, in audizione alla Camera (qui il video), conferma che il governo dei migliori è a favore della grande opera infrastrutturale e prova a buttare giù una road map.
“La prima fase potrebbe concludersi entro la primavera del 2022 per avviare un dibattito pubblico e addivenire a una scelta condivisa in modo da evidenziare nella legge di Bilancio 2023 le risorse”. Il gruppo di lavoro, istituito dal ministero che ha pubblicato la sua relazione a maggio, ricorda l’ex numero uno dell’Istat, ritiene che sussistano profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile, anche in presenza del potenziamento e riqualificazione dei collegamenti marittimi.
“La valutazione dell’utilità andrà però definita al termine di un processo decisionale che prevede inizialmente la redazione di un progetto di fattibilità” per il quale è “disponibile un finanziamento da 50 milioni”. Lo studio verrebbe affidato a Italferr, società del gruppo Fs. Il ministro chiarisce che quella sul Ponte sullo Stretto è la “posizione del governo, non del ministro Giovannini, perché la posizione è stata discussa con il presidente del consiglio e i ministri competenti”.
E ancora: “Il governo – chiarisce – non ha nessuna intenzione di dare un calcio alla lattina come dicono gli anglosassoni o di buttare la palla avanti, questo è un approccio serio, basato su dati scientifici disponibili ma anche su valutazioni attente sia dei trasporti che della necessità di prendere una decisione informata. Quindi riteniamo che avviare uno studio di fattibilità tecnico-economico sia la soluzione più adeguata per giungere nei tempi indicati a prendere una decisione come quella che noi auspichiamo”.
Perplessità su quanto annunciato dal ministro arrivano dalle truppe pentastellate. “Questa nuova ‘corsa al Ponte’ non è fondata né su dati aggiornati, né su una seria analisi del contesto in cui si calerebbe l’opera, né tantomeno su approfondite valutazioni d’impatto sugli ecosistemi, nonostante il Parlamento abbia chiesto, con la mozione approvata lo scorso novembre, l’integrazione del gruppo di lavoro con esperti ambientali”, dice Paolo Ficara, deputato 5S in commissione Trasporti.
E perplessità arrivano anche da Leu. Di tutt’altro avviso sono partiti come Lega e Italia Viva. Il Carroccio addirittura ritiene che il ministro stia prendendo tempo “allo scopo di rimandare l’opera pubblica sine die”. “Nulla di nuovo con Giovannini, siamo alle idee assurde del Conte 2 e alla volontà di non realizzare il Ponte stavolta mascherata da una finta disponibilità”, dicono dal partito di via Bellerio e puntano il dito contro Pd e M5S che “si aggrovigliano in tatticismi che fanno perdere tempo e soldi all’economia della Sicilia e di tutto il Paese”.