Schiavi del gas russo almeno fino al 2024. Ecco l’eredità di Silvio Berlusconi

Grazie a Berlusconi siamo schiavi del gas russo fino al 2024. Ecco l’eredità di Silvio e delle sue scelte politiche

Schiavi del gas russo almeno fino al 2024. Ecco l’eredità di Silvio Berlusconi

Solo un bugiardo incallito come Silvio Berlusconi, puntando su un’informazione “amica” e la debole memoria degli italiani, nel pieno della crisi con Mosca con il caro-bollette che mordeva (e morde) famiglie e imprese, poteva dichiarare, appena a un mese dalle elezioni, che la dipendenza dell’Italia dal gas russo è da addebitare ai governi di sinistra.

Oggi che l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, dichiara ottimismo sulla possibilità che il nostro Paese riuscirà a breve ad azzerare le forniture di gas russo all’Italia – l’orizzonte temporale indicato è l’inverno 2024-2025 – vale la pena ricordare come abbia avuto origine la nostra dipendenza energetica da Putin.

A settembre dello scorso anno Berlusconi dichiarò quanto segue: “Rimangono le gravi responsabilità della sinistra che ha permesso che la nostra dipendenza dal gas russo salisse dal 19,9%, che è il totale quando governavamo noi, al 45,9% con il governo Letta”.

Balle

Ma si tratta di una bugia colossale perché se con i governi Letta e Renzi la nostra dipendenza da Mosca salì alla percentuale indicata dal leader azzurro questo si deve agli accordi con i russi intrecciati proprio da Berlusconi. Nel settore dell’energia va peraltro considerato che le grandi forniture si pianificano con dieci o venti anni d’anticipo. A Berlusconi replicò il Pd.

“Il memorandum di rinegoziazione tra Eni e Gazprom, che rivedeva l’accordo trentennale del 1999, fu sottoscritto in piena era di Berlusconi regnante a Palazzo Chigi. Lui forse smentisce le direttive a suo tempo mandate all’azienda di Stato italiana per rivedere il valore della materia prima? Lui forse si è dimenticato di come venne esautorato Mincato, per aprire le porte alla stagione di chi definiva la Russia ‘il Texas europeo’?”, ha dichiarato il dem Enrico Borghi.

Vittorio Mincato fu ad dell’Eni dal 1999 al 2005. Colui che definiva Mosca il Texas dell’Italia, cui fa riferimento Borghi, è invece Paolo Scaroni che subentrò a Mincato per volere di Berlusconi. A la Repubblica Salvatore Carollo, ex dirigente di Eni, dichiarò: “Dalla sera al mattino un amministratore delegato dell’Eni, che aveva espresso resistenza a firmare certi accordi russi, fu rimosso e sostituito da un altro, che invece firmò.

Da quel giorno, sarà probabilmente una pura coincidenza, l’import di gas russo è aumentato e la produzione italiana è calata vistosamente”.

In ballo, ai tempi di Mincato, c’era la firma da parte dell’Eni dell’accordo che avrebbe consentito al colosso russo Gazprom di rivendere gas russo direttamente ai cittadini italiani. Secondo ricostruzioni giornalistiche era stata costituita a Vienna la holding Centrex con vari soci, tra cui Bruno Mentasti Granelli, ex socio di Berlusconi in Telepiù, e altri nomi che riconducevano a società cipriote.

Mincato era diffidente, per non dire altro. Il nuovo ad, oggi presidente del Milan, come ricostruisce sempre la Repubblica, si era prestato invece a firmare l’intesa che era stata, appunto, tra i motivi per cui Scaroni era stato preferito a Mincato. Ma dopo i rilievi del cda Eni e dell’Antitrust la fornitura fu riformulata, togliendo la senseria di Mentasti.

Mani e piedi

L’accordo, riformulato, fu siglato da Scaroni poi il 14 novembre del 2006, quando presidente del Consiglio italiano era intanto diventato Romano Prodi. Gazprom estese fino al 2035 la durata dei contratti di fornitura di gas a Eni, che in questo modo si confermò il primo cliente mondiale della società russa.

Nell’ambito di questo nuovo schema contrattuale, Gazprom avrebbe venduto a partire dal 2007 direttamente sul mercato italiano quantitativi crescenti di gas fino a un potenziale di circa 3 miliardi di metri cubi all’anno, dal 2010 e per tutta la durata del contratto. Scaroni lo definì un “accordo storico”.

Secondo Italia Oggi quell’accordo “di fatto consegnò mani e piedi l’Italia al gigante sovietico del gas”. Un accordo, infine, che dispiegò i suoi effetti solo quando poi arrivò Letta (e Renzi). Peraltro se ai tempi del leader di Forza Italia eravamo meno dipendenti da Putin ciò era dovuto anche alla maggiore quantità di energia che importavamo dalla Libia, fino a quando Berlusconi non tradì Gheddafi facendo finta di nulla quando i francesi decisero di toglierlo di mezzo.

Scaroni, responsabile assieme al Cavaliere della nostra dipendenza da Mosca, è rimasto sempre nel cuore di Berlusconi tanto che in tempi di toto-ministri – la suggestione era partita da Arcore – si parlò di istituire un ministero dell’Energia e di affidarlo all’ex ad di Eni ed Enel.

E anche oggi Berlusconi è pronto a sponsorizzare il presidente del Milan nel gran ballo delle nomine pubbliche. In gioco ci sono oltre all’Inps, anche le grandi partecipate come Enav, Enel, Eni, Leonardo, Poste e Terna.