Grecia, il flop dell’Eurogruppo. Per i falchi nessun passo avanti. Merkel impone un accordo sul debito entro lunedì. Atene minimizza: alla fine arriverà il compromesso

Ancora un nulla di fatto sulla questione del debito greco. L’Eurogruppo di ieri, infatti, si è concluso senza passi in avanti, anche se le interpretazioni divergono. Per Atene le proposte avanzate sulle riforme sono state accolte positivamente. Mentre i falchi tedeschi, in primis il ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, hanno parlato di “passi indietro”. E la cancelliera Angela Merkel è scesa in campo auspicando un accordo entro lunedì, prima della riapertura dei mercati. I ministri delle finanze della zona euro hanno invitato con un comunicato ufficiale la Grecia “ad accettare la proposta delle istituzioni” (commissione Ue-Bce-Fmi).

STALLO
L’ennesima fumata nera era stata preparata dallo scetticismo dominante sullo sviluppo delle trattative tra la Grecia e i creditori internazionali. “C’è una grande differenza tra le posizioni. Non abbiamo fatto progressi” e i greci si sono mossi all’indietro invece di fare passi avanti”, ha detto Schaeuble. Nonostante il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz, si fosse definito “ottimista fino all’ultimo”, il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, era entrato alla riunione glaciale: “Non ci sono ancora abbastanza progressi”. E dopo poche ore l’incontro è infatti terminato senza che venisse raggiunto alcun accordo. A complicare il dialogo c’è pire l’irrigidimento del direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, che a caccia di un secondo mandato al vertice dell’organizzazione internazionale si è trasformato in falco. Anche per questo in Grecia molti iniziano a pensare che in Europa siano in atto manovre per sostituire il premier eletto Alexis Tsipras, come accadde nel 2011 con Papandreou.

SOSPETTI
Il sospetto è sicuramente condiviso dallo stesso Tsipras che più di una volta ha denunciato la sordità dei propri interlocutori: “Dicono no a tutte le nostre proposte, è incredibile. Con Irlanda e Portogallo non è mai successo”. Il quadro resta delicato e la soluzione pare lontana, mentre il 30 giugno la Grecia è chiamata a rimborsare 1,6 miliardi al Fmi. Una scadenza sempre più vicina, il cui mancato rispetto rischia di spedire realmente Atene fuori dalla moneta unica. A questo punto non resta che attendere gli sviluppi dell’ennesimo week end di fuoco. E sbrogliare la matassa resta ancora molto complicato.