Grillo fa dietrofront. E la truppa obbedisce

di Angelo Perfetti

Non importa se sei “organico” o rivoluzionario, non conta se rappresenti il vecchio oppure il nuovo; la regola per vincere le elezioni, o per governare, o per fare un’azione incisiva in Parlamento è la stessa: non litigare. E invece sia la Seconda repubblica ormai al tramonto sia la Terza con la novità grillina sono impastoiate nei dissidi, nei regolamenti di conti, nelle faide. I più evidenti dei quali, oggi come oggi, sono proprio quelli dei rivoluzionari 5 Stelle, che hanno fatto dell’integralismo la propria cifra comunicativa, all’esterno come all’interno. La difesa d’ufficio è affidata al professor Paolo Becchi, rienuto l’ideologo del Movimento: “Espulsioni, epurazioni, allontanamenti coatti: tutte queste parole usate dai giornalisti fanno parte di una terminologia antica, partitica. Il Movimento è sistematico, è un organismo vivo che rifiuta e allontana da se stesso le cose che gli fanno male. Se prendo un virus, il mio corpo lo rifiuta con un attacco di vomito o diarrea. Al di là della battuta, qui non si possono applicare modi di pensare che appartengono a Napolitano’’. I dissidenti come diarrea, dunque. Non c’è male… Al di là della battuta. Summit in transatlantico Ma che qualche problema di democrazia ci sia lo testimonia una riunione improvvisata e dai toni a tratti concitati avvenuta ieri in TYransataltico, dentro Montecitorio. All’indomani dell’espulsione di Adele Gambaro dal M5S, i dissidenti del Movimento si sono visti subito dopo i lavori dell’aula. Presenti Tommaso Currò, Paola Pinna, Tancredi Turco, Adriano Zaccagnini, Cristian Iannuzzi nonché un outsider: il senatore Roberto Cotti. Poco dopo si sono uniti Walter Rizzetto, Aris Prodani e Mara Mucci. Al centro del confronto, le chiamate inattese che ieri hanno ricevuto Currò e Pinna, quest’ultima ad un passo dall’espulsione. A quanto si apprende, i malpancisti del Movimento hanno riflettuto sulla ‘tregua’ sancita, con il giro di telefonate del leader finalizzate a placare gli animi dei dissidenti. Ma alcuni, nel corso del confronto in transatlantico, hanno alzato la voce, indispettiti dai toni del ‘talebani’ del Movimento, accusati di essere “più realisti del Re”. Al termine della riunione Tancredi Turco, intercettato dai cronisti, si è detto “contento delle telefonate di Grillo”. Ora, sostiene, la strada non può essere che in discesa: “Credo fermamente che ora ci sarà una fase costruttiva. Sono contento di questo stop alle espulsioni”. Anche Currò appare rasserenato. “Non mi aspettavo assolutamente la chiamata di Beppe – racconta – ero in Commissione e non ho risposto al telefono che squillava, per giunta non avevo il suo numero. Poi ho visto il messaggino e sono trasalito. Ora sono contento e rasserenato. Si apre una fase nuova, più comprensiva, dove ognuno fa un passo verso l’altro. C’è un avvicinamento reciproco e questo ci consentira’ di lavorare al meglio sulla materia legislativa”. Gli umori del capo “Sono contento che sia cambiato il clima, ma mi rendo conto che è successo solo perché da Grillo c’é stata una marcia indietro prima che ci fosse la distruzione totale, causata dalla sequenza di espulsioni che si andava profilando”. Lo ha detto Adriano Zaccagnini, deputato 5 stelle, uno tra i parlamentari gia’ considerati ‘dissidenti’, a proposito della linea più morbida adottata da Beppe Grillo e dai ‘talebani’. E comunque voglio le scuse”. Gli altri partiti Se i grillini sono invischiati in polemiche tali da offuscare qualunque proposta da loro fatta in Parlamento, di cenrto non sono gli altri partiti a poter dare loro lezioni di bon ton. Il Pd ha mostrato prima del gtoverno Letta quanto feroce possa essere la lotta intestina nel partito, e si profila per la segreteria una nuova tornata di sgambetti. Il Pdl per colpa dei litigi ha perso parecchi Comuni, depauperando senza motivo un bonus di credibilità riconquistato depo la brutta prova del centrosinistra nel momento dell’elezione del presidente della Repubblica. L’Udc poi, dilaniato nella Capitale e sofferente a livello nazionale, si sta ancora leccando le ferite: “Se la nuova politica – ha detto polemicamente Cesa – è una costellazione di litigi autoreferenziali penso che maturerà presto una grande nostalgia. Non si tratta però di tornare indietro, ma di ripartire. Dobbiamo farlo riprendendo il cammino interrotto”.