Gualtieri contro la cannabis legale. Altro fronte aperto con la Schlein

Il Campidoglio nega le affissioni agli antiproibizionisti. Ma il suo partito è favorevole alla liberalizzazione della cannabis.

Gualtieri contro la cannabis legale. Altro fronte aperto con la Schlein

L’amministrazione capitolina guidata da Roberto Gualtieri ha censurato Meglio Legale, l’associazione del terzo settore che si occupa della legalizzazione della Cannabis. Ed è stata la stessa associazione del terzo settrore a renderlo noto con un video postato sulla propria pagina Facebook: “Sembra incredibile ma gli uffici del Comune di Roma hanno deciso che non possiamo pubblicare le affissioni della nostra campagna per la legalizzazione della cannabis.

Il Campidoglio nega le affissioni agli antiproibizionisti. Ma il suo partito è favorevole alla liberalizzazione della cannabis

Nell’immagine censurata era presente una piccola fogliolina di cannabis, forse un po’ troppo per il Sindaco del Pd?”. Un rifiuto, spiega nel video la coordinatrice di Meglio Legale Antonella Soldo, arrivato via Pec e senza alcuna motivazione: “Una richiesta, respinta da Roma ma accettata nelle città di Palermo, Napoli, Firenze, Bologna, Modena, Padova, Venezia, Milano e Torino.

L’unico diniego – dicono – è arrivato dall’amministrazione del sindaco Roberto Gualtieri (Pd)”. Un diniego secondo l’associazione immotivata a firma del direttore del Dipartimento Sviluppo economico e Attività produttive, Tonino Egiddi, che ha scritto: “La richiesta di affissione non viene accolta da questa Amministrazione a seguito di valutazioni d’ufficio”.

Una vicenda che apre un caso politico all’interno del Pd. Dal momento che lo stop deciso dal Campidoglio contrasta con la linea della nuova segreteria dem, favore alla legalizzazione della cannabis. Così nel video denuncia l’associazione rimasta basita per l’accaduto rincara la dose.

Il caso sollevato dall’associazione “Meglio Legale” che ha annunciato ricorso al Tar

“Il fatto ha dell’incredibile: la nostra è un’associazione iscritta nel registro del terzo settore. Una condizione che comporta oneri di controllo e trasparenza e benefici. Tra questi benefici c’è quello di poter chiedere gli spazi di affissioni comunali a canone agevolato. Una cosa che abbiamo ottenuto in ben 9 città amministrate da sindaci di sinistra, di destra e civici – dicono ancora dall’associazione che chiede direttamente a Gualtieri le motivazioni del diniego -. Da oltre venti giorni la questione è all’attenzione della segreteria del sindaco Roberto Gualtieri a cui Meglio Legale si è rivolta per il tramite di consiglieri comunali e parlamentari del Pd, senza ottenere alcuna reazione: ora, impugneremo la questione al Tar, sapendo che questo comunque non ci permetterà di poter fare le affissioni in tempo, ovvero entro la scadenza delle dichiarazioni dei redditi a giugno, provocando un danno enorme per un’organizzazione come la nostra che vive solo del libero contributo di chi decide di sostenerla”.

E adesso, tra Schlein e Gualtieri come si metterà? “Sono favorevole e penso che sarebbe un buon modo di contrastare le mafie e la criminalità organizzata”, dichiarava in tv la Schlein, intervistata nelle settimane scorse. La rotta della segreteria Pd, del resto, è chiara: legalizzare le droghe leggere per contrastare le mafie. Di certo, l’ennesimo cortocircuito Campidoglio/Nazareno – dopo quello sull’inceneritore – colloca Gualtieri sempre più all’interno della corrente del Pd legata a Stefano Bonaccini e al parlamentare Claudio Mancini che sono gli stessi che hanno scelto Alessio D’Amato come candidato alla presidenza della Regione Lazio con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Ma che addirittura il sindaco dem della capitale d’Italia si sia preso la briga di impedire le affissioni a chi si batte per la legalizzazione della cannabis, condivisa dai vertici del suo partito, ha davvero dell’incredibile. C’è poco da interpretare, invece, nel silenzio della Schlein. Costretta a tacere per evitare l’imbarazzo ancora maggiore di dover smentire e correggere il “suo” primo sindaco d’Italia. Condiviso dalla gran parte degli iscritti al Partito democratico e dei suoi alleati.