Guerra di poltrone per il Teatro di Roma

I tre candidati in lizza per la direzione del Teatro di Roma sono Luca De Fusco, Onofrio Cutaia e Marco Giorgetti.

Guerra di poltrone per il Teatro di Roma

La nomina del prossimo direttore generale del Teatro di Roma diventa il ring dell’ennesimo scontro politico. In gioco c’è parecchio: il nuovo dg, che manca da ormai due anni, dopotutto si occuperà della direzione di tre dei più importanti teatri della Capitale: il Teatro Argentina, il Teatro Torlonia e il Teatro India. Un incarico prestigioso e necessario per mettere la fondazione “completamente nelle condizioni di programmare, con uno sguardo lungo, l’offerta artistica e l’equilibrio gestionale”. In lizza ci sono tre nomi: Luca De Fusco, uomo di Gianni Letta e vicino a Forza Italia, Marco Giorgetti, che piace a Fratelli d’Italia e che oggi ricopre il ruolo di direttore del Teatro della Toscana, e infine Onofrio “Ninni” Cutaia, vicino agli ambienti dem e gradito al sindaco capitolino Roberto Gualtieri.

La nomina del prossimo direttore generale del Teatro di Roma diventa il ring dell’ennesimo scontro politico

L’obiettivo dichiarato sarebbe quello “di dare alla Fondazione una governance sicura e capace di programmare l’offerta artistica e l’equilibrio gestionale nell’interesse della Capitale e, più in generale, della collettività del Paese”. A rispondere all’‘annuncio’ nel tentativo di accaparrarsi l’ambitissimo ruolo di direttore generale, erano stati in 42, ma alla fine sono rimasti loro tre. Pare che a giocarsela davvero siano in realtà in due: Cutaia, che oggi è alla guida del Maggio Fiorentino, e De Fusco, attualmente alla guida del Bellini di Catania. A sostenere il primo c’è l’assessore alla cultura del Comune di Roma, Miguel Gotor, mentre il secondo è sponsorizzato dal presidente della commissione Cultura alla Camera, il meloniano Federico Mollicone.

E Gennaro Sangiuliano, che oltre a mettere in scena siparietti con i giornalisti di mestiere fa il ministro alla Cultura, se per logica dovrebbe schierarsi con De Fusco pare che, ufficiosamente, preferisca Cutaia, ma solo perché nel caso di una sua nomina si libererebbe un posto strategico al prestigioso Maggio Fiorentino, nel capoluogo toscano. Sotto sotto, in effetti, pare che questo teatrino serva in realtà a sistemare qualcun altro. Per la precisione l’ex amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes. La direzione del Maggio Fiorentino, se a spuntarla sarà Cutaia, potrebbe essere destinata proprio a lui che, dopo aver detto addio alla Rai con un anno di anticipo rispetto alla fine del suo mandato, era stato inviato a sovrintendere il napoletano Teatro di San Carlo, Che ha dovuto però abbandonare dopo che il Maestro Stéphane Lissner, fatto fuori da Sangiuliano per liberare il posto per Fuortes, ha ottenuto il reintegro come sovrintendente e direttore artistico perché, come ha scritto il giudice, la revoca ante tempus era da ritenersi illegittima.

I tre candidati in lizza per la direzione sono Luca De Fusco, Onofrio Cutaia e Marco Giorgetti

Come spiegato nei giorni scorsi dal Fatto Quotidiano, che ha sentito “una fonte ben informata”, pare infatti che Fuortes un mese fa abbia fatto pressing sul ministro, che ha un rappresentante nel Consiglio d’amministrazione del Teatro di Roma – composto da cinque persone – affinché spingesse su Cutaia. Intanto nonostante il Campidoglio a trazione dem finanzi il Teatro di Roma con 6 milioni e mezzo l’anno contro il milione della Regione Lazio guidata da Francesco Rocca, all’interno del Cda ha lo stesso numero di rappresentanti della Regione: due.

Insomma, tirando le somme, pare che i consiglieri in quota centrodestra, che sono tre, sarebbero pronti a votare per De Fusco, mentre i due del Comune di Roma sosterrebbero Cutaia. Se così fosse, la spunterebbe De Fusco, mandando in fumo il piano messo in piedi da Fuortes. Al contrario, se la spintarella del ministro Sangiuliano sortisse effetto sul rappresentante nel Consiglio di amministrazione del ministero della Cultura, allora sarebbe proprio Cutaia a occupare la casella di direttore generale, lasciando libertà di manovra al ministro per piazzare Fuortes. Un esito che la fonte sentita dal Fatto Quotidiano reputa “imbarazzante per un partito che si trova per la prima volta a poter piazzare qualcuno nelle istituzioni culturali”. Adesso non resta che attendere per vedere come andrà a finire e chi sarà tra i contendenti a uscirne vincitore.