Guerra di successione nella Lega. Salvini rischia la fine di Renzi

Acque agitate sulle candidature al Consiglio federale della Lega. E la convention di domani a Roma va verso il flop.

Guerra di successione nella Lega. Salvini rischia la fine di Renzi

Ogni giorno una sberla. Ieri è stato il presidente del Partito popolare europeo (Ppe) a suonarle al leader della Lega Matto Salvini. “Non dobbiamo riconoscere le elezioni russe, e non dobbiamo riconoscere questo regime”, ha detto Weber, sottolineando come “dopo le elezioni tutti hanno visto la dittatura autocratica del Paese”. Tutti tranne Salvini. E infatti il presidente del Ppe, ricorda come in questo conflitto con la Russia “noi siamo con l’Ucraina, e dobbiamo essere tutti uniti” nel sostegno a Kiev.

Acque agitate sulle candidature al Consiglio federale della Lega. E la convention di domani a Roma va verso il flop

In Italia non va meglio. Ieri il presidente della Regione Veneto Luca Zaia rispondendo ai giornalisti sulla kermesse di ultranazionalisti convocata dal suo segretario domani a Roma dice che non potrà essere presente perché “da tempo” aveva “programmato una serie di inaugurazioni”. Zaia che taglia il nastro in qualche paese di provincia in contemporanea a Salvini che avrebbe voluto essere il leader del gruppo europeo Identità e democrazia è un’immagine che vale più di mille parole.

“Non aggiungo altro – ha detto Zaia – ogni altra domanda sarebbe come chiedermi ‘vuoi più bene alla mamma o al papà’?…”. Intorno al leader leghista I fedelissimi ormai si contano sulle dita di una mano. Dove prima spingevano tutti per riuscire a entrare nelle grazie del leader ora sono rimasti Claudio Durigon, Andrea Crippa, Luca Toccalini, Andrea Paganella, Roberto Marti, Susanna Ceccardi e Andrea Cecchetti. Troppo poco per costruire entusiasmo intorno a una manifestazione che in molti danno già per fallita. Su La Stampa si racconta di uno strappo più rumoroso dei soliti anche con il ministro alle Finanze Giancarlo Giorgetti.

Mentre il ministro dei Trasporti cavalcava la protesta degli agricoltori il governo di cui fa parte (e da cui ogni giorno si allontana) aveva deciso di ripristinare l’esenzione dell’Irpef agricola con un tetto. Per Salvini la misura sarebbe stata insufficiente per calmare gli animi e quindi avrebbe chiesto che a firmare il provvedimento non fosse il “suo” ministro a Palazzo delle Finanze ma il cognato della Meloni, Lollobrigida. Giorgetti sconfessa per l’ennesima volta il suo segretario e firma di suo pugno. Nel tentativo di rivitalizzare il partito in previsione dell’evento di domani l’ufficio stampa della Lega ha scritto una nota in cui dice che sono tutti occupati i i 1.500 posti disponibili allo studio 7 dei Roma Studios in via Tiburtina. Nella nota si parla di delegazioni da Portogallo, Austria, Fiandre, Francia.

Sale la tensione con Giorgetti per il via libera sull’Irpef agricola contro il parere del segretario Salvini

Non c’è traccia, per ora, di Alternative für Deutschland che in Germania sono la seconda forza politica. È certo che non ci sarà Marine Le Pen. I nomi annunciati per ora si limitano al portoghese André Ventura, il belga Gerolf Annemans e l’austriaco Harald Vilimsky. In mezzo ai forfait e alle incertezze Matteo Salvini alla fine ha richiamato “tutti gli eletti” nei collegi del centro Italia con un messaggio per precettarli. Intanto nel partito si discute molto più di quel che si vorrebbe fare vedere della voce che insistentemente circola sull’ottimo rapporto politico che la presidente del Consiglio sta seminando con il presidente del Friuli Venezia-Giulia Massimiliano Fedriga, già da mesi individuato come possibile successore di Matteo Salvini alla guida del partito.

Qualcuno ipotizza che dopo le Europee potrebbe avvenire il ribaltone che è nell’aria. La buona Lega uscirebbe dall’angolo dell’ultradestra europea per tornare a difendere i territori e per farsi portavoce delle amministrazioni locali. Salvini a quel punto potrebbe decidere di galleggiare con un suo piccolo partito personale. Esattamente come l’altro Matteo.