Menarini, maxi condanna per frode fiscale e riciclaggio: 10 anni di carcere alla presidente e un miliardo di euro confiscati

Secondo i magistrati è una delle più grandi frodi commesse in Italia. Nel mirino la Menarini, condannata per una mega truffa durata ben 20 anni.

Secondo i magistrati è, questa, una delle più grandi frodi commesse in Italia. Nel mirino l’azienda farmaceutica Menarini, finita nella bufera giudiziaria nel 2011 per una mega frode durata ben 20 anni, con 860 milioni di euro di danni provocati al Servizio sanitario nazionale come contestato dagli inquirenti. Il tutto, tramite società offshore create con il solo scopo di maggiorare il prezzo delle materie prime per poi giustificare davanti alle autorità sanitarie i costi “gonfiati” e mettere sul mercato medicinali a prezzi più elevati.

Ebbene, oggi è arrivata la sentenza. Il tribunale di Firenze ha condannato a 10 anni e sei mesi Lucia Aleotti, presidente della società, e a 7 anni e sei mesi il fratello Alberto Giovanni, vicepresidente, a conclusione del dibattimento che li vedeva a giudizio per accuse, a vario titolo, di evasione fiscale, riciclaggio e corruzione. Per gli imputati è stata disposta la confisca agli imputati di oltre un miliardo di euro.

Ma c’è di più. I fratelli Aleotti sono stati interdetti per sempre dai pubblici uffici e la sola Lucia Aleotti dall’intrattenere rapporti con la pubblica amministrazione per tre anni. I giudici hanno invece assolto tutti gli altri imputati compreso la madre dei due fratelli, Massimiliana Landini. Gli altri imputati assolti sono Giovanni Cresci, Licia Proietti e Sandro Casini. Per alcuni capi di imputazione anche i due imputati principali sono stati comunque assolti. Lucia Aleotti dovrà risarcire la presidenza del Consiglio dei ministri che si era costituita parte civile nei suoi confronti con 100mila euro. Nessun risarcimento, invece, per tutte le altre parti civili tra cui varie Asl italiane e la Regione la Toscana.

Ma entriamo più nel dettaglio. Secondo gli inquirenti dal 1984 al 2010 Alberto Aleotti avrebbe usato società estere fittizie per l’acquisto dei principi attivi, con lo scopo di far aumentare il prezzo finale dei farmaci, grazie ad una serie di false fatturazioni.

Il danno sarebbe stato di 860 milioni di euro. Il pm aveva chiesto nove anni e mezzo per Lucia Aleotti e otto anni per Giovanni Aleotti. “C’erano elementi seri per ritenere che i reati contestati non fossero sostenibili” dichiara Sandro Traversi, difensore di Lucia e Giovanni Aleotti che ha già annunciato ricorso in appello.

Peraltro, prima di elencare le richieste di pena, il pm  Luca Turco aveva ricordato anche la “serrata attività di pressione” della famiglia Aleotti “su esponenti politici, negli anni 2008-2009″, per contrastare l’operato di alcune Regioni, che “avevano adottato delibere a favore di farmaci generici”. Il pm ha parlato di “pressioni”, anche attraverso lettere, sull’ex premier Silvio Berlusconi e sull’ex ministro Claudio Scajola, di interventi sull’allora assessore toscano alla salute, e oggi presidente della Regione, Enrico Rossi.

Riceviamo e pubblichiamo dal collegio difensivo della famiglia Aleotti:

La sentenza del Tribunale ha escluso l’esistenza della truffa ai danni del servizio sanitario nazionale consistente, secondo l’accusa, nell’ottenere prezzi gonfiati dei medicinali.
Di conseguenza sono state respinte tutte le pretese delle aziende sanitarie (circa 200).
La condanna per riciclaggio riguarda esclusivamente i capitali personali scudati dal dottor Alberto Sergio Aleotti che il tribunale ha ritenuto provenienti da frode fiscale. Lavoreremo ancora per far emergere ancor meglio, in appello, dalla enorme mole di documentazione acquisita al processo, le evidenti prove della estraneità dei nostri assistiti anche ai fatti per i quali oggi vi è una sentenza negativa”.