Dalla matita al click, i 5S lanciano il voto elettronico. La deputata Macina avvia il percorso. Il sottosegretario Sibilia proporrà di costituire un gruppo di tecnici per lo studio di fattibilità

Proposta del M5S per l'introduzione del voto elettronico

Prima la legge Elezioni pulite. Poi la richiesta al Governo di avviare “una riflessione” finalizzata “all’introduzione del sistema di voto elettronico”. Un passo ulteriore per passare dalla croce sulla scheda elettorale ad un click. La richiesta, messa nero su bianco in un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Salvini, porta la firma della capogruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Giustizia della Camera, Anna Macina.

SALTO NEL FUTURO – “Il passaggio al sistema di voto elettronico, oltre a procurare, una volta a regime, un risparmio in termini economici di non poco conto, potrebbe essere il motore di una digitalizzazione dell’amministrazione pubblica via via più ampia”, spiega il testo. Un passaggio, ovviamente, “molto delicato” e da gestire con cautela. “Dovendo garantire l’espressione democratica del voto nella pienezza della libertà e della segretezza e, in particolare, la sicurezza del sistema”, si legge ancora nell’interrogazione. Che ha trovato condivisione e sponda nel Governo. “Proporrò l’istituzione di un apposito gruppo tecnico di lavoro composto da
rappresentanti delle diverse Amministrazioni coinvolte… cui affidare uno studio di fattibilità, attuativa e tecnicoorganizzativa, del voto e dello scrutinio del voto”, ha risposto per il Viminale il sottosegretario Carlo Sibilia, aprendo la porta alla proposta della Macina. “Partendo delle esperienze pregresse e delle criticità rilevate nell’utilizzo di questo sistema anche in altri Paesi, il gruppo tecnico potrà delineare un modello che contemperi le esigenze di modernizzazione e snellimento delle procedure elettorali con le garanzie costituzionali”, ha aggiunto.

E, in effetti, i precedenti non mancano. È stata Avellino la prima città europea ad testare il voto elettronico in occasione del referendum costituzionale del 2001, seguita da Campobasso per le Provinciali del 2002. Poi, in occasione di consultazioni referendarie locali, è stata la volta di Ladispoli (Roma) nel 2006, Specchia (Lecce) nel 2015 e Cremona nel 2017. “L’idea, che rappresenta un passo ulteriore deopo la legge sulle Elezioni pulite, è quella di valutare, dopo una seria riflessione, la possibilità di allargare il diritto di voto – spiega la Macina sentita da La Notizia -. Ferma restando la garanzia dei principi di segretezza, uguaglianza, personalità, libertà e territorialità del voto”.