I centristi spingono per il ter. E mezzo Pd vuol tornare con Italia Viva. Ma Conte non cede e punta a chiudere l’operazione dei responsabili

I centristi spingono per il ter. E mezzo Pd vuol tornare con Italia Viva. Ma Conte non cede e punta a chiudere l’operazione dei responsabili

Ne è convinto il vicesegretario dem Andrea Orlando, “Se togliamo Conte questa maggioranza implode”, e ne è convinto anche colui che in questi giorni di trattative estenuanti viene indicato come uno dei grandi tessitori dell’operazione “costruttori”, Bruno Tabacci (nella foto), che con il suo Centro democratico, al momento componente del gruppo Misto, lavora a diventare la ‘quarta gamba’ dell’esecutivo almeno a Montecitorio: Giuseppe Conte dovrebbe rimanere a Palazzo Chigi, varando quindi un Conte ter, perché l’attuale premier sarebbe “l’unico punto di equilibrio della legislatura: l’unica alternativa sono le elezioni”.

E ancora: “La possibilità di rafforzare la maggioranza c’è ma serve un governo nuovo, non basta un piccolo rimpasto. Io penso che Conte sia l’unico punto di equilibrio di questa legislatura – ha ribadito ieri Tabacci uscendo da Palazzo Chigi dove ha incontrato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio – Per concludere la crisi è necessario aprire a un ventaglio di forze più ampio. Renzi al Senato ha fatto un discorso di rottura ma credo che in Iv ci siano posizioni più concilianti. E poi c’è l’area dei liberal-democratici di FI”, aggiunge.

Non è un mistero che a Forza Italia, con la grana Udc esplosa come un fulime a ciel sereno nel bel mezzo della delicata ricerca di possibili “costruttori”, si stia in questo momento guardando con grande attenzione e non a caso Silvio Berlusconi, anche per rassicurare gli alleati Matteo Salvini e Giorgia Meloni, sia sceso in campo personalmente per serrare i ranghi ed evitare ulteriori fughe fra i suoi che – assicurano fonti azzurre – al momento pare non siano così numerose come ipotizzato dal senatore Andrea Causin che martedì ha votato la fiducia a Conte. Ma si sa , fra il dire e il fare c’è di mezzo il seggio.

Più complesso la questione di Italia Viva: del suo leader, dalle parti dei Cinque Stelle non si vuol proprio sentir sentir parlare (molto netto in proposito Alessandro di Battista: “Renzi rappresenta ciò che è rimasto del Giglio magico, il peggio dell’establishment politico. Il governo andava assolutamente ‘derenzizzato’, perché non è ammissibile che uno che ha il 2% dei consensi si metta in testa di poter dettare legge agli altri. Un governo senza Renzi val bene una messa. Quindi ben vengano anche Ciampolillo e la Rossi. A mio avviso, l’importante è non stare dietro alle farneticazioni di Renzi”).

La linea è condivisa anche dal capo politico Vito Crimi: “Per il Movimento non ci sono margini per ricucire con Renzi, la porta è definitivamente chiusa”, ma l’ex premier non molla e, invece, continua a offrirsi a un compromesso per rientrare in maggioranza: “Stop ai baratti dei singoli parlamentari, tornate alla politica” è l’appello del senatore toscano che ieri, ha firmato un documento, sottoscritto da tutti i suoi parlamentari, nessuno escluso, in cui viene ribadita “con forza la necessità, già espressa nel dibattito parlamentare, di una soluzione politica che abbia il respiro della legislatura e offra una visione dell’Italia per i prossimi anni”.

Più passa il tempo, più l’ipotesi di un ritorno di Italia viva al tavolo della maggioranza prende piede, con il plauso di buona parte dei dem, dal capogruppo a Palazzo Madama Andrea Marcucci a quello di Montecitorio, Graziano Delrio, passando per i governatori in quota Pd Giani e Bonaccini. Il tempo a disposizione è poco, lo sguardo è già a mercoledì prossimo quando il guardasigilli Alfonso Bonafede presenterà in Senato la relazione sulla giustizia. “è una prova di fuoco e si vedrà quali sono le reali intenzioni”, non a caso ha sottolineato ieri Tabacci.