I conti di Piepoli: “Renzi è al top del gradimento”

di Vittorio Pezzuto

Il quotidiano Libero lancia un chiaro avvertimento a Silvio Berlusconi: se non vuole rischiare il flop elettorale deve smetterla di tenere il piede in due staffe. «O fai l’accordo con Renzi per le riforme e tutto il resto o non fai nessun patto e stai fuori» ha scritto il direttore Maurizio Belpietro, per il quale l’indecisione sul da farsi non può che risultare fatale. Un’analisi che però non viene condivisa dal professor Nicola Piepoli, presidente dell’omonimo istituto di sondaggi. «Con il 60 per cento di fiducia nel suo operato,  Renzi è in un certo senso al massimo del proprio gradimento» osserva. «Se Berlusconi decidesse di appoggiarlo non credo che cambierebbe granché dal momento che moltissimi suoi elettori già apprezzano l’operato del premier. Insomma, il feeling tra quest’ultimo e Forza Italia esiste già, sia pure sottotraccia. Un eventuale ingresso in maggioranza degli azzurri non sarebbe altro che la conferma ufficiale di un sentimento favorevole che in ogni caso riguarda solo Renzi e non si estende all’insieme della sua squadra di governo».
Renzi viene davvero percepito come il figlioccio politico di Berlusconi?
«Direi di sì. In termini metaforici in Italia esiste da sempre un’idea di quercia (o di ulivo, non a caso scelto negli anni scorsi come simbolo di tutto il centrosinistra). L’idea insomma di un albero forte, che protegge e che è destinato a durare a lungo. E Renzi in questo momento viene appunto percepito, anche da parte del centrodestra, come una quercia sotto cui potersi riparare. È il simbolo perfetto di quei cittadini che dalla politica chiedono innanzitutto garanzie. Abbarbicarsi a un elemento stabile è direi una necessità fisiologica del Paese in termini metaforici e il Partito democratico – che a seconda delle rilevazioni fatte si posiziona ogni volta tra il 32 e il 35 per cento – risponde perfettamente a questo bisogno. Sotto questo profilo una possibile collocazione di Forza Italia in maggioranza verrebbe salutata come un naturale ampliamento delle fronde di questa quercia».
Questo sentimento è una risposta alla minaccia di un successo di Beppe Grillo?
«Senz’altro. È sempre preferibile un’unione stipulata tra partiti tradizionali che non una nuova forza politica che sottintende un’idea anarchica. L’elettore medio si rivolge automaticamente alle forze dello Stato, preoccupato com’è dal possibile successo dell’idea di Antistato rappresentata dal Movimento 5 Stelle».
Come giudica finora la campagna elettorale di Berlusconi?
«Lui sente poco l’Europa e molto l’Italia, e quindi si regola di conseguenza. I fatti gli stanno dando ragione. In queste prime settimane ha riguadagnato 4-5 punti, portando il suo partito poco sopra la soglia del 20 per cento. Non è poco, significa che Forza Italia resta comunque un partito di massa».
Non sarà che le previsioni di voi sondaggisti saranno nuovamente smentite dai fatti?
«Noi facciamo semplicemente il nostro lavoro. Siamo dei probabilisti e quindi alla fine vinciamo sempre: anche questa volta vedrete che i risultati saranno favorevoli alla nostra visione. È molto facile dire che i numeri ci smentiscono, in realtà azzecchiamo sempre le tendenze in atto. E poi i numeri esatti annoiano, le tendenze mai. Noi ci limitiamo a indicare la direzione che la gente vuole percorrere».